Dura ma nettamente pertinente l’analisi odierna della Gazzetta dello Sport, che para di un Filippo Inzaghi in caduta libera come il suo Milan, spento e senza idee, vicino al tracollo e salvato solo da questi piccoli punticini che ogni tanto riesce a portare a casa facendo sembrare la crisi solo passeggera o non completamente attuata.
Un Pippo Inzaghi che nel giro di pochi mesi è passato da idolo a delusione, da uomo della speranza che masticava calcio 365 giorni l’anno a uomo in confusione completa, travolto dai destini di un Milan certamente costruito male ma finito anche peggio. La teoria del lavoro duro e dell’attaccamento della maglia sembra aver fallito dopo cinque mesi fatti di stenti e di qualche piccola illusione. Il Milan ha solo 30 punti in classifica in 23 partite, media da squadra che ambisce ad una buona salvezza.
E un primato piuttosto negativo chiarisce il tutto: Inzaghi con una media punti pari a 1,304 a partita è il peggior allenatore dell’era Berlusconi al pari del ‘barone’ Liedholm a fine carriera. Un dato significativo che non farà piacere dalle parti di Milanello, dove si auspicava una squadra padrona del campo almeno quando giocava in casa contro le cosiddette piccole. Invece l’Empoli ieri è stata l’ultima di una lunga serie di squadre a fare il bello e il cattivo tempo a San Siro.
Redazione MilanLive.it