Giacomo Bonaventura è sicuramente tra le sorprese di questo campionato altalenante del Milan. L’ex Atalanta di partita in partita a suon di buone prestazioni si è guadagnato la fiducia di Filippo Inzaghi e l’apprezzamento dei tifosi oltre che dei suoi compagni. Si può dire ormai con certezza che il suo è stato un acquisto azzeccato da parte della società rossonera. Un colpo a sorpresa avvenuto nelle ultime ore del calciomercato. Adriano Galliani infatti stava per chiudere per Jonathan Biabiany, ma poi tutto è saltato e dunque si è puntato su Jack. Una scelta rivelatasi vincente.
Il Corriere dello Sport ha intervistato Bonaventura per parlare del suo felice momento al Milan, della nazionale e del calcio italiano.
Dove nasce questo Jack Bonaventura così duttile e pragmatico?
«Un po’ dappertutto, le mi esperienze professionali mi hanno insegnato qualcosa. Ho imparato da tutti gli allenatori che ho avuto e da tutti gli ambienti che ho frequentato».
Ma qual è il vero…volto di Bonaventura: mezzala o attaccante esterno?
«Non saprei dirlo nemmeno io. L’importante per me è sapere quello che devo fare. Inzaghi è perfetto anche in questo senso: mi mette a mio agio, mi insegna a smarcarmi. Non è importante la posizione ma come si interpretano le situazioni in mezzo al campo. Comunque da mezz’ala o da esterno i movimenti sono molto simili».
Non potrebbe esserci miglior maestro di Inzaghi per imparare a fare gol.
«Fin da quando sono arrivato mi ha manifestato grande fiducia. Posso solo migliorare, devo avere più intensità e presentarmi anche più sovente in area di rigore, vicino alla porta».
Il successo sul Napoli è stato molto convincente. Il terzo posto è davvero alla portata di questo Milan?
«Noi ci proveremo, ma anche le altre squadre sono attrezzate come noi. Il Milan ha tutte le carte in regola per raggiungere questo obiettivo. Questa squadra deve crescere, sabato la Roma ci dirà a che punto siamo. Adesso dobbiamo consolidare la mentalità per vincere contro le grandi squadre».
Il gol più importante del neo-bomber Jack.
«L’ultimo, quello contro il Napoli. Ho fatto esattamente quello che dovrei fare. Ho giocato la palla, mi sono inserito».
Cosa ti manca per diventare un attaccante vero, di razza?
«Inzaghi mi dice che dovrei fare qualche gol anche di testa. In realtà bisogna anche sapersi inserire, bisogna fare male alla difesa avversaria. Un vero centravanti si trova spesso in zona offensiva, devo cercare affinare le mie caratteristiche».
Certo che non è facile adattarsi a un centravanti così atipico come Menez.
«Sicuramente è estroso, ha grande qualità. Non rispetta tanto le indicazioni, non fa cose convenzionali. Noi vicino a lui dobbiamo muoverci di conseguenza».
Cinque anni di contratto con il Milan…
«Mi sono subito reso conto che è una società “super”. Sono qui per vincere qualche trofeo, ho tanti anni davanti».
Giovane, italiano, bravo: le porte della Nazionale sono già spalancate!
«Tutto quanto passa da quello che si fa con il club. Sicuramente è un mio obiettivo».
Con Prandelli c’era stato già un primo «assaggio».
«Sì c’è stata qualche convocazione, ma non sentivo grande fiducia, preferiva quelli cresciuti con lui, gli altri avevano la precedenza».
Invece il presidente Berlusconi ha grande fiducia in Jack.
«Ha grande carisma, ha molta influenza su di noi. Ha voglia di andare avanti. Sì, spesso ci dà qualche indicazione tattica».
Sotto l’albero?
«Una grande partita contro la Roma. Ci farà capire dove arriveremo in campionato, dove arriveremo con questa squadra, quali saranno i nostri obiettivi».
Inzaghi sta cercando il suo erede…
«Lui era diverso, era un vero bomber da area di rigore. Io gioco qualche metro più indietro rispetto agli attaccanti. E poi Inzaghi in questa società è un esempio per tutti noi».
Bonaventura ha mai temuto di non farcela?
«Da giovanissimo dovevo andare nell’Atalanta ma all’inizio pagavo la mancanza di statura e di fisicità. Sono stati bravi, hanno creduto in me, mi hanno aspettato».
Ma è così difficile, come sostiene soprattutto Conte, imporsi per un giovane calciatore italiano?
«Il salto dalla Primavera alla prima squadra è sempre difficile, io sono arrivato alla grande ribalta qualche anno dopo».
Dove si deve migliorare?
«Adesso che ci sono meno soldi le cose stanno cambiando. Non si posso acquistare più tanti giocatori e allora si punta più sui giovani».
Redazione MilanLive.it