Avaldi: “Ecco perchè Galliani fa bene a puntare su Milan Lab”

Adriano Galliani (Getty Images)
Adriano Galliani (Getty Images)

Francesco Avaldi, medico nutrizionista di Milan Lab, è stato intervistato da Calciomercato.com per parlare dell’importanza dell’alimentazione nel mondo dello sport in generale e del calcio in particolare e di come, negli ultimi anni, gli sportivi abbiano cambiato abitutini nutrizionali.

MilanLab dal punto di vista nutrizionistico ed alimentare sembra essere stata precorritrice. Ha trovato resistenza invece in altre realtà da questo nuovo approccio che sembra arrivare dall’estero più che dall’ambito italiano?
“Le resistenze sono legate alle credenze. Credenze che fanno pensare che il carboidrato, quindi la pasta o le patate fa da caposaldo all’alimentazione dello sportivo. Ci è dovuti ricredere perché tutti gli studi che sono stati effettuati all’estero, erano volti a sottolineare l’importanza di vitamine e sali minerali in un’atleta. L’atleta, che è sottoposto a grandi stressi e quindi ad alta produzione di radicali liberi, può recuperare attraverso questi fattori enzimatici a base di vitamine e sali minerali. Abbiamo fatto capire ai calciatori stessi che per farli diventare performanti nella loro attività sportiva, prima di tutto devono essere in salute”.

E’cambiato l’approccio dei calciatori nelle richieste che le vengono fatte sull’uso di certi prodotti? Quanto è aumentata la curiosità ad esempio al Milan dei singoli atleti dal punto di vista dell’adottamento di determinate sostanze integrative e nutrizionali?
“Ho iniziato a lavorare a MilanLab nel 2002 ed in questi oltre dieci anni ho notato come l’attenzione dei calciatori si è sviluppata piano piano nel tempo. All’inizio solo il 10-15, massimo 20% di atleti che si interessavano e chiedevano perché bisognava assumere determinati alimenti, ed eventualmente integrare con altri prodotti che potessero migliorare la propria salute, adesso l’interesse è globale, e l’adesione è su cifre del 70-80%. E’cambiata la percezione dell’atleta di come sia importante prolungare il piu’ possibile il rimanere a determinati livelli”.

Sono arrivati molti attacchi nel recente passato a MilanLab dal punto di vista del recupero fisico di certi atleti, mentre invece chi lavora nel club rossonero continua a sottolineare l’importanza di tale struttura, ad esempio sotto il profilo nutrizioni stico. Perché ad esempio il vicepresidente vicario ed amministratore delegato rossonero Adriano Galliani difende MilanLab, anzi sollecita il club ad investirci economicamente?
“Il dottor Galliani è uno dei promotori dello sviluppo di MilanLab ed è la persona attraverso la quale MilanLab esiste perché ha capito, intuito, data la sua grossa esperienza nel mondo del calcio, che l’alimentazione ed un’integrazione corretta, può anche essere di aiuto alla società dal punto di vista economico. Se io faccio crescere un’atleta in maniera adeguata, l’atleta stesso mi permette di vincere e dar lustro alla squadra. Un discorso che vale per le prime squadre, ma anche per il settore giovanile. Abbiamo cercato di implementare l’attenzione all’aspetto atletico, tattico, tecnico, ma anche a quello alimentare. Non a caso io ed il mio collega, il dottor Dolci, abbiamo fatto tutta una serie di incontri nelle varie scuole calcio del Milan disperse sul territorio nazionale tenendo lezioni agli allenatori, alla presenza spesso dei genitori, per sottolineare come l’allenamento inizia a tavola”.

Un’ultima curiosità su un’abitudine emersa nel recente periodo ad Empoli: il medico sociale ha introdotto l’utilizzo della pizza negli spogliatoi da far mangiare agli atleti a fine partita. E’la nuova frontiera della ricerca di recupero di energie fisiche per i calciatori?
“Nel 2002, quando è iniziato il progetto di MilanLab, abbiamo introdotto l’utilizzo negli spogliatoi della pasta, una cosa per cui è rimasto famoso mister Ancelotti perché fu una sua idea. L’integrazione nei 40 minuti successivi ad un impegno agonistico è importantissima. Da un punto di vista personale io preferisco la pasta ed il riso. La pizza deve essere fatta in maniera adeguata, corretta perché se si vanno a prendere ad esempio in determinati fast food, secondo me non sono le cose migliori. Nella pizza ci sono poi componenti grassi, ad esempio determinati dal formaggio fuso, che possono portare ad una non facile digeribilità. Diciamo che se c’è un rapporto di fiducia fra il pizzaiolo e lo staff medico, l’utilizzo proprio di una pizza può portare ai giusti benefici, anche se come detto, io ho avuto migliori riscontri scientifici in termini di recupero facendo mangiare pasta o riso al calciatore, dopo lo stress fisico di una partita”.

 

Redazione Milanlive.it

 

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