Milan, Albertini è sicuro: “Inzaghi può battere la Juve. Torres ottimo acquisto”

«Ai miei tempi era la partita scudetto per eccellenza. Oggi il Milan è un cantiere aperto. Ha cambiato molto. E’ prematuro dire che anche Inzaghi lotterà per lo scudetto. Il gruppo vero lo vedi nei momenti della difficoltà. Il Milan deve dimostrare tutto. Però di sicuro Inzaghi potrà già battere la Juve. Anche l’entusiasmo sta sostenendo il Milan. E allora, in futuro…». 
Dunque, Albertini, un pezzetto di scudetto in ballo c’è comunque, domani.
«Chiunque vincerà, se una delle due vincerà, manderà un segnale molto forte. Il Milan può cominciare a volare, prendendo consapevolezza, fiducia. E magari un giorno dirà: cominciò tutto con quella vittoria. Inzaghi ha le caratteristiche e la passione per creare un Milan vincente. Anche per i bianconeri sarà un test fondamentale. Il primo contro una big. La Juve resta la favorita. Sia per la vittoria, domani, sia per il titolo, a fine campionato. Ma ha cambiato allenatore. E quindi deve ricominciare da zero. Allegri può aprire un ciclo a Torino, come fece Capello al Milan dopo Sacchi. La Roma resta la rivale più attrezzata. Ha cambiato poco. Si è rinforzata molto. Poi ci sono le possibili sorprese. Il Milan, l’Inter, che è un altro cantiere aperto, e fors’anche il Napoli. Io sono molto fiducioso, se penso a Milan e Juve. Le vedo in grado di disputare una bella stagione. Anche in Europa, i bianconeri».
In Europa troveranno un’altra sua ex squadra, l’Atletico.
«L’Atletico Madrid resta favorito, nonostante la sconfitta con l’Olympiacos. Penso che volerà agli ottavi con la Juve. Il primo posto si deciderà nella sfida che le metterà di fronte a Madrid a inizio ottobre. La forza dell’Atletico resta Simeone. Uno che dice: “Non conta essere i più forti, ma conta essere quelli che credono di più in ciò che stanno facendo”. E’ la filosofia giusta. Ma la Juve ha un materiale umano e una società così solida da mettere Allegri nelle condizioni migliori».
Allegri dice che ha una Juve in grado di andare avanti su entrambi i fronti.
«In Europa non bisogna avere paura. Bisogna essere un po’ presuntuosi. Sapendo che non si vince solo difendendo, ma anche attaccando. Mettere paura agli avversari conta molto in Europa. Rispetto a Conte, Allegri ha una squadra più esperta, globalmente. Un vantaggio. Anche per questo la Juve deve credere di poter arrivare fino in fondo. L’Atletico ha dimostrato che si può raggiungere la finale anche se non hai i fatturati migliori. Pure la Roma deve crederci, nonostante il girone di ferro».
Da Torres a Morata. Da un suo ex compagno a…
«…a un attaccante che potrà essere un protagonista in A. Fernando Torres era giovanissimo quando giocavamo assieme nell’Atletico. Fu il goleador della squadra. E’ un ottimo acquisto. Non è un uno che segna tantissimo. Bisogna avere fiducia, attenderlo con pazienza. Come diceva già Aragones, il nostro allenatore di allora a Madrid, 2002-2003, Fernando è più facile che segni i gol difficili che quelli facili».
Che effetto le fa sentir dire da Marotta che Lotito sta diventando pericoloso?
«Sono anni che ho idee diverse da Lotito. Rispetto le scelte dei club, le votazioni. Ma continuo a non condividere le posizioni. Se vogliamo evitare che il calcio italiano continui a restare indietro, bisogna fare le riforme, non le lotte di potere. E le riforme devono avere al centro un progetto sportivo. La B e la Lega Pro devono tornare a essere dei bacini di lancio per i nostri giovani. Invece finora non vedo riforme, ma soltanto tanti annunci. Perché la A passi a 18 squadre, per esempio, occorre prima una votazione della Lega. E noto divergenze. Adesso si vuole che la Lega Pro scenda a 40 squadre. Ma lo sapevano i club di Lega Pro quando votavano per Tavecchio, visto che è appena entrata in vigore un’altra riforma sui numeri dei club? Un conto è annunciare le riforme, un altro realizzarle».
E le multiproprietà, che hanno fatto litigare di nuovo la Juve e Lotito?
«Il programma stilato dalla Lega a suo tempo in cui si parlava di multiproprietà e seconde squadre non era stato consegnato al sottoscritto, ma a Tavecchio penso di sì. Le multiproprietà non rappresentano un progetto sportivo, di crescita, ma un ritorno indietro di 20 anni. Con le multiproprietà si consegna ad alcuni presidenti di A una parte della Lega Pro. Sono un cavallo di Troia. In 3 anni dalla Lazio alla Salernitana sono passati 16 giocatori, ma neanche uno ha fatto il percorso opposto. Le multiproprietà non rappresentano un progetto sportivo vincente. Ma un modo per parcheggiare i giocatori in esubero. Invece con le seconde squadre, una delle riforme che proponevo io con le convenzioni sportive tra A e Lega Pro, si rimetterebbe in moto il processo inverso. Di crescita. Come la riforma delle rose a 25 con 8/10 giocatori di vivai italiani. Che non c’era tra le proposte di Tavecchio. Ma ora sì. Se si sono ispirati alle mie proposte, mi fa piacere. Per il bene del calcio, intendo».
Redazione MilanLive.it
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