Maxi-intervista della Gazzetta dello Sport di oggi a Andriy Shevchenko, il vecchio ‘zar’ rossonero che nel suo periodo al Milan ha vinto praticamente tutto, compreso un Pallone d’oro nel 2004. La stella ucraina ha parlato della situazione critica nel suo paese e del futuro dei rossoneri:
La situazione in Ucraina è sempre critica…«Mia madre si sveglia continuamente la notte per controllare le notizie. Parte della mia famiglia è a Kiev, dove la situazione non è dura come a Donetsk, ma la gente vive in uno stato di tensione permanente. La gente perde figli, compagni, amici. Io amo il mio paese e spero che questo finisca presto».
Ha senso giocare un campionato in questa situazione?
«Non so, ognuno ha la sua opinione e la mia non serve a granché. Forse il calcio può offrire qualche momento di normalità, almeno una parvenza di normalità, in una vita dura. Ma non ho verità da offrire».
Lei tornerà in Ucraina a studiare?
«Sì, credo che la mia strada possa essere quella dell’allenatore e voglio finire di prepararmi. Sto tenendo i rapporti con le mie ex squadre, parlo con tecnici e giocatori. Metto da parte informazioni. Poi quando sarò pronto vedrò quali occasioni mi si presentano».
Seedorf ha fatto il salto subito e non è andata bene…
«Dissento. Ha messo insieme tanti punti nel girone di ritorno, e la situazione non era facile. Clarence si è preso dei rischi, come è giusto in una nuova professione: ora è un passo avanti, ha fatto esperienze che non si possono fare allenando i ragazzini. Le sconfitte sono parte di qualsiasi mestiere e vanno messe in conto, ma non parlerei di fallimenti».
Adesso sulla panchina del Milan c’è un altro suo ex compagno, Inzaghi.
«Gli auguro di arrivare in fondo alla stagione nel migliore dei modi. Ha iniziato bene e a San Siro ho sentito entusiasmo. Pippo da giocatore ha avuto tutto, ha la conoscenza per guidare una squadra. Poi vincere o perdere è una questione che dipende da tante altre, ma spero faccia una splendida carriera anche in panchina».
Sarà difficile che possa ripetere i successi che ha avuto da giocatore, vista la situazione del calcio italiano…
«Il calcio italiano ha perso qualità perché non ha più le risorse per comprare i campioni nel loro momento di splendore. Però è inutile perdersi in discussioni filosofiche: è un problema di soldi, di investimenti. Alla fine si riduce tutto a questo: Milan, Inter o anche Juve non possono competere con i ricchi del calcio. Quando sono arrivato io era diverso».
Riassumendo in questo modo, in Champions l’Italia non ha scampo…
«Non ho detto questo. Credo che Real, Chelsea, Barcellona, Bayern, Psg, in generale i club inglesi, tedeschi e spagnoli siano favoriti, ma la Juve ha la classe che serve per sfidarli e la Roma ha entusiasmo».
Allegri non pagherà lo scotto dell’eredità di Conte?
«Conte ha portato la Juve a un livello più alto dopo tanti guai, ma ora la storia è finita e ne comincia un’altra. Ho visto lavorare Allegri e mi piace molto. Credo abbia le spalle larghe e possa sopportare tutta questa pressione. Anzi, non credo la senta neppure: se fosse oppresso, non avrebbe neppure accettato il lavoro. Allegri ha vinto uno scudetto, ne ha perso un altro un po’ così, ha le carte in regola per guidare un altro grande club dopo il Milan».
Lei da quale squadra vorrebbe cominciare?
«Il sogno di tutti è un top club, ma parlarne ora mi pare prematuro. Mi sto soltanto preparando. E comunque (ride) le mie esperienze di gestione le sto già facendo a casa con quattro figli maschi».
In Italia si parla tanto di Conte e del suo modo di essere leader. E’ un allenatore ultrà e Inzaghi in questo un po’ gli somiglia. Lei pensa che entrerà nel club dei tecnici ultrà o sceglierà un altro stile?
«Non lo so, molto dipende dalle circostanze. Comunque Pippo era così anche da giocatore: un passionale, una furia. E’ bello vederlo vivere le cose con tanta intensità. In ogni caso, io credo che lavorare molto dia la forza per gestire un gruppo, e la cosa importante è saper mantenere le relazioni con i giocatori, motivarli mantenendo un equilibrio nello spogliatoio. Tutto parte da lì».
A proposito di gestione, lei abita a Londra e frequenta spesso l’ambiente del Chelsea. Come sono adesso i suoi rapporti con Mourinho?
«Come sono sempre stati: professionali. Io mi sto preparando per essere un buon allenatore e naturalmente studio anche Mourinho. Quanto al passato, il mio periodo con lui al Chelsea è stato segnato anche da tanti infortuni. Non è stato facile».
E’ sembrato facile invece per il Milan cedere Balotelli. Una scelta giusta?
«Se lui non era felice e il Milan neppure, è stato giusto separarsi. Ma ho visto Mario due anni fa all’Europeo in Ucraina e Polonia: è stato un giocatore fantastico e mi rifiuto di credere che si sia perso per strada. Balotelli merita un’altra chance e il Liverpool gliela darà. E’ una grande squadra, può aspirare anche a vincere la Champions, sta a lui superare le difficoltà e riprendersi in mano il destino».
Sta nominando tante squadre per la vittoria in Europa: ma se fosse Ancelotti il primo a conquistare due Champions consecutive?
«Sono felice che abbia vinto la Decima facendo la storia del Madrid, ma il parco dei possibili campioni quest’anno è molto affollato».
Shevchenko, per laurearsi allenatore trascurerà il golf?
«Il golf è un divertimento, amo mantenermi in forma camminando sul green, però il pallone è stata la mia vita. Anche se ora, senza obblighi né contratti, vivo benissimo, credo sia giusto prepararsi a una nuova fase».
Che cosa le manca del calcio giocato?
«La fatica, il senso piacevole di sentirsi fisicamente svuotati. Ma credo che fare l’allenatore potrebbe darmi emozioni altrettanto grandi».
Redazione MilanLive.it