In attesa del vertice di Arcore con Silvio Berlusconi e dei colpi last minute ai quali Adriano Galliani ha abituato nelle ultime stagioni, il Milan nel calciomercato estivo 2014 ha seguito una linea del rigore da Germania “Merkeliana”. Fedele alle istruzioni della controllante Fininvest-Mediaset, impegnata in ben altre partite transeuropee nel mercato televisivo pay e non solo, il club rossonero ha piazzato una serie di operazioni low cost (da Alex a Menez, agli ultimi ingaggi di Diego Lopez ad Armero) il cui criterio di riferimento è l’abbassamento del costo della rosa. Il Milan in queste ultime stagioni ha già smaltito una quota abbondante di super-ingaggi (e super ammortamenti), da ultimo con l’addio a Robinho tornato in Brasile, pur mantenendo un monte salari complessivo tra i più alti in Italia. Le mosse realizzate in questa come nelle prossime finestre di mercato sono finalizzate a permettere alla società di rilanciarsi con un bilancio meno pesante e a trovare soci o partner stranieri.
Monte ingaggi da ridurre
Il Milan ha chiuso il bilancio al 31dicembre 2013 con un rosso da 15,7 milioni di euro e con una contrazione dei ricavi da 329,3 a 278,7 milioni. A pesare principalmente sono stati i minori ricavi dai diritti tv della Champions League e la diminuzione delle plusvalenze (24 milioni di euro), che nel bilancio precedente registravano 53,4 milioni di euro grazie alle cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva. Il Milan ha avviato da alcuni anni un’opera di abbassamento del monte ingaggi che al dicembre 2013 equivaleva al 61,3% del fatturato (in regola con il fair play finanziario che prevede una soglia del 70%). I ricavi dopo l’ultima stagione fallimentare sono però destinati a scendere e ciò spiega ancor di più le strategie attuate dai rossoneri in questa finestra estiva: ceduto Kakà, il Milan si è liberato di un altro ingaggio oneroso, quello di Robinho, per poter proseguire uno sfoltimento che ha già visto abbassare il monte ingaggi di circa 20 milioni. Da considerare, inoltre, i contratti in scadenza nel giugno 2015, che toglierebbero al club un peso di poco inferiore ai 20 milioni.
Il taglio alle spese
Sul piano dei costi l’esame dei bilanci fra il 2009 e il 2012 ci dice che i costi di produzione del Milan sono cresciuti fra il 2009 e il 2011 da 302 a 341 e, in particolare, quelli per il personale da 178 a 206. La richiesta della proprietà Fininvest di rendere finanziariamente autonomo il club ha portato a una prima sforbiciata evidente nel bilancio al 31 dicembre 2012 con una contrazione dei costi di circa 20 milioni (pari all’11%). Nel 2012, più nel dettaglio, i compensi fissi per i calciatori sono stati pari a 130 milioni, più 21 milioni per i premi (nel 2011 queste due voci assorbivano, rispettivamente, 152 e 23,6 milioni). Per gli allenatori i compensi fissi sono stati pari a 5,7 milioni e quelli variabili a 1,7 milioni (nel 2011 si avevano spese per gli allenatori per complessivi 5 milioni). La spending review ha portato invece al 31 dicembre 2013 il taglio del monte ingaggi di 32,2 milioni. La voce salari e stipendi è stata ridotta da 183 a 151 milioni. Cui vanno aggiunti, per determinare il costo della rosa, i 50 milioni di ammortamenti (53 nel 2012). I costi della produzione totali ammontano a 278milioni (erano 325 l’anno prima).
La situazione debitoria
Al 31 dicembre 2013 gli oneri finanziari valgono 12,7 milioni (tra cui 6,7 milioni di interessi passivi bancari e da finanziamento e 4,4 milioni collegati alle compartecipazioni ex articolo 102 bis delle Noif). I debiti totali però sono saliti di 33 milioni, da 342 a 375 milioni. In particolare quelli verso le banche sono aumentati da 107 a 144 milioni, quelli verso altri finanziatori al contrario sono calati da 134 a 106. C’è stato dunque una diversa strutturazione dell’indebitamento. I debiti verso altri club sono cresciuti da 30 a 40 milioni. Circa 22 sono verso la Lega per la “compensazione” delle campagne acquisti. Altri 16 milioni attengono al debito verso il Manchester City per l’acquisto di Mario Balotelli. I crediti sono aumentati da 120 a 131 milioni. Per far fronte alle esigenze finanziarie correnti il Gruppo Milan ha attivato due linee di credito da complessivi 96,3 milioni a fronte della sottoscrizione di contratti di factoring con la cessione pro solvendo dei crediti (per 111,3 milioni) derivanti dai diritti tv e dalla vendita di pacchetti promo-pubblicitari relativi alla stagione 2014/15.
Casa Milan, una scommessa sul marketing
La costruzione di Casa Milan, nuova sede del club rossonero, insieme alla mancata qualificazione alle coppe europee, sarà il principale elemento di peso nel prossimo bilancio. La nuova sede potrebbe però indicare la strada per il futuro della società, potenziando le fonti di ricavo dal settore marketing e dal settore commerciale dal quale l’area oggi governata da Barbara Berlusconi già incassa circa 80 milioni a stagione e che potrebbe svoltare nei prossimi anni. Resta per il Milan una situazione dalla quale non si potrà uscire nell’immediato, ma solo cercando di seguire un modello virtuoso.
Fonte: Calcio&Business, blog di Marco Bellinazo su Il Sole 21 ore