Il Milan conclude la Guinness International Champions Cup con il bottino di zero punti in 3 partite, nelle quali ha subito la bellezza di 10 gol e ne ha realizzato solo uno. La spedizione in Nord America della squadra rossonera è un autentico disastro ed una eventuale vittoria mercoledì a Houston contro il Chivas non attenuerà la delusione dei tifosi milanisti.
Nella partita di ieri contro il Liverpool sicuramente qualche minimo segnale di miglioramento si è visto, se non altro considerando che si è evitata la goleada già patita con il Manchester City. Ma la squadra ha dimostrato di essere poca cosa sia in fase difensiva che offensiva. Movimenti sbagliati da parte di tutti i reparti. Dietro manca del tutto l’affidabilità dei centrali e sulle fasce Abate si mantiene su livelli mediocri, mentre De Sciglio dopo un avvio incoraggiante naufraga con tutto il reparto. In mezzo al campo manca del tutto la qualità ed il senso della posizione. Essien si schiaccia troppo sulla difesa ed è protagonista di un errore banale che provoca il primo gol dei Reds, Saponara è spaesato, mentre Muntari si proietta in avanti a fare pressing senza alcuna logica. Davanti gli unici spunti degni di nota sono di Niang, che però al momento di fornire l’assist decisivo o di calciare in porta risulta come sempre impreciso. El Shaarawy quasi impalpabile, Pazzini assente e anche Balotelli combina poco.
Si sapeva che Filippo Inzaghi avrebbe dovuto lavorare molto per dare un’identità a questo gruppo e far crescere diversi giocatori, soprattutto tra i giovani. Averlo fin da subito messo nella condizione di doversi confrontare contro club più avanti nella preparazione e sicuramente più forti è una colpa grave della società, che per qualche milione di euro ha esposto il Milan a delle umiliazioni pesanti. Sicuramente queste sconfitte almeno aprono gli occhi sulla pochezza dell’organico rossonero ed evitano, attraverso alcune eventuali vittorie con avversari modesti, di far nascondere la realtà dei fatti. Però restiamo dell’idea che sarebbe stato meglio affrontare team più alla portata inizialmente e poi confrontarsi eventualmente con qualche big.
Ma il Milan esce da questa Guinness Cup con le ossa rotte, il morale a pezzi e la consapevolezza che il gap dalle prime in Italia è più elevato di quanto qualcuno magari si aspettava. A questa squadra mancano tante cose. Innanzitutto una proprietà che voglia investire, in secondo luogo un direttore sportivo in grado di scovare giovani validi a buon prezzo e giocatori da Milan. Su quest’ultimo punto c’è da dire che nell’organico rossonero sono presenti diversi elementi che qualche anno fa a Milanello non avrebbero neppure potuto avvicinarsi, non lo diciamo da oggi. Ci sarebbero tante cose da cambiare, a partire dalla dirigenza, ma non siamo così ottimisti da credere che ciò possa avvenire a breve. Intanto si vivacchia e del Milan che fu grande rimane solamente il ricordo.
Matteo Bellan