Se chi fa fitness si fa guidare dalla musica, i giocatori del Milan hanno Pippo Inzaghi. Osservare da vicino un suo allenamento rende ben chiaro il concetto di voglia ed entusiasmo che racconta chiunque lavori con lui. Il repertorio è completo: si va dalle indicazioni tattiche agli incoraggiamenti (tantissimi, continui), dalle spiegazioni di gruppo a quelle personalizzate. Pippo non si ferma mai, nel senso stretto della parola. E’ questa la prima cosa che salta agli occhi. Dopo un’ora e mezza di lavoro lui è ancora lì a sbracciarsi, urlare (ma mai sbraitare), avvicinarsi a un giocatore per poi correre verso un altro. C’è il sospetto che possa macinare più chilometri di chi si allena.
Un moto perpetuo instancabile che attinge energie dalla propria essenza. Lui è fatto così, ci mette tutto se stesso con naturalezza e non ha bisogno di imporselo. Il salto dal settore giovanile ai grandi è stato notevole. Negli Allievi e in Primavera era visto come un’entità vagamente mitologica, mentre ora lavora con professionisti in pista da anni. Ma le parole dei giocatori, che raccontano di un allenatore speciale, non sono di circostanza. Inzaghi ha conquistato subito tutti ed è questo ciò che fa ben sperare il club.
Pippo segue tutto e tutti in prima persona. E cerca di dare un ritmo all’allenamento senza cadere nei tempi morti. A differenza di Seedorf, abituato a interrompere il lavoro tattico molto frequentemente (cosa che il gruppo non gradiva), il fiume di parole di Inzaghi scorre in corso d’opera. Mentre la palla è in movimento, e la squadra anche. Sono indicazioni da mettere in pratica subito, correggendosi durante l’esercitazione. Pippo tiene tutti sulla corda, ma è sempre prodigo di incoraggiamenti. «Bravi, bravi», ripete molto spesso. «Ci vuole questa intensità, questa cattiveria», ha detto ieri dopo un lavoro ben eseguito. Non smette mai di incitare nemmeno quando gli esercizi riescono male (sottoporta, anche in allenamento, continuano a essere tantissimi gli sbagli). La netta sensazione è che sia lui quello a crederci più di tutti.
Il pallone è sempre protagonista (e quando può lo tocca volentieri). A parte qualche esercizio strettamente atletico, compare in quasi tutti i lavori e aiuta a diminuire la percezione della fatica. Sedute sempre abbastanza intense, dove Pippo passa per essere un sergente di ferro, ma dove in realtà c’è spazio per lo scherzo. L’altro giorno Balotelli gli ha fatto cadere dalle mani due volte il pallone mentre spiegava un esercizio e sono state risate. Come al termine della partitella, quando gli sconfitti si sono messi in fila sulla linea di porta a ricevere le pallonate dei vincitori. Quando finisce l’allenamento e i giocatori sono sotto la doccia Pippo invece è ancora lì. Raduna lo staff, che coinvolge tantissimo, e si confronta: chi è andato bene, chi è piaciuto meno, come sono venuti gli esercizi. Un’attività che continua in hotel, quando arriva il video con le riprese dall’alto. Si analizzano i movimenti, e anche l’impegno che ci mettono i suoi ragazzi. Un lavoro costante, che praticamente non conosce soste. Questo è l’unico modo in cui sa interpretarlo Pippo: un allenatore «h24».
Fonte: La Gazzetta dello Sport