Adriano Galliani ha concesso un’interessante intervista al quotidiano Il Secolo XIX nella quale ha parlato di Ariedo Braida, ex direttore sportivo del Milan e ormai dirigente della Sampdoria.
Ci racconti dott. Galliani, quando vi siete conosciuti di preciso?
«1975, ero un giovane dirigente del Monza e un bel giorno conosco questo attaccante di 29 anni che veniva dal Palermo. Mi colpì subito, non era come tutti gli altri calciatori».
Cos’aveva di particolare?
«Non aveva la testa di un calciatore, io ero già un uomo di calcio e si capiva al volo che Braida non assomigliava ai suoi colleghi».
Un esempio?
«Alla sera non andava a mangiare con gli altri ragazzi della squadra ma veniva solo con noi dirigenti perché sosteneva “dai calciatori non posso imparare più niente, è da voi dirigenti che posso conoscere quello che del calcio ancora non so”. Detta così poteva sembrare arroganza ma chiariva solo la natura dell’uomo: guardava oltre il campo, studiava e affinava le doti che poi sono emerse negli anni come dirigente e uomo mercato» .
È così che è nata la vostra coppia vincente?
«Non ancora. Lui ha giocato ancora qualche annetto e ho dovuto aspettare sei anni prima di poterlo avere come direttore sportivo del mio Monza».
Quando è successo di preciso?
«Nel 1981: lui finì la carriera nel Sant’Angelo Lodigiano, ricordo bene la domenica che andai in quello stadio piccolino per aspettarlo
a fine partita e chiedergli di seguirmi come Ds. Così è iniziato tutto».
Si può dire che Braida è stata la sua prima intuizione nel calcio?
Fu sempre lei a proporla a Berlusconi quando comprò il Milan?
«Feci molto di più. Quando il 20 febbraio 1986 Silvio Berlusconi comprò il Milan io e lui discutemmo con idee diverse sul direttore sportivo a cui affidare la squadra. Il sottoscritto insisteva per “questo Braida”, Berlusconi aveva un altro nome in mente. Com’è finita lo sapete tutti e credo di non aver visto tanto male puntando su di lui…».
Poi?
«Il resto è la storia: pezzo dopo pezzo abbiamo costruito squadre che hanno vinto tutto e portato campioni assoluti. Non voglio dilungarmi
e citare i soliti nomi: da Van Basten a Sheva, da Kakà a Thiago Silva. Ho accettato di raccontarvi qualcosa di Braida ma
Redazione Milanlive.it