Mattia De Sciglio è stato intervistato da Sport Week, inserto della Gazzetta dello Sport, per parlare a 360° della sua carriera, del Mondiale, del Milan e di tanto altro. Riportiamo alcuni punti salienti.
Il Mondiale è un punto di partenza o di arrivo?
“Di partenza. Alla mia età non potrebbe essere altrimenti, il contrario sarebbe deleterio per me stesso. Ma certamente il viaggio in Brasile significa anche il raggiungimento di un traguardo che mi ero posto a inizio stagione, dopo aver disputato la Confederations Cup con la nazionale. Averlo tagliato dopo un campionato sfigato, con tanti infortuni, mi riempie di soddisfazione“.
Allora è un punto di partenza per arrivare dove?
“A far vedere che non sono un giocatore involuto come ho letto da qualche parte. Non ho avuto il rendimento della stagione passata solo per colpa degli infortuni: è dura fermarsi un mese, riprendere, giocare una partita e fermarsi di nuovo. Mi è solo mancata la continuità. Io sono sicuro delle mie qualità“.
Facciamo chiarezza una volta per tutte anche sul ruolo: si diverte di più a giocare terzino destro o sinistro?
“Se parliamo di divertimento, meglio stare a sinistra perché ho più alternative. Posso andare anche sul fondo e crossare con il piede mancino oppure rientrare e tirare con il destro. Dall’altra parte del campo sono più limitato nei movimenti e nelle varianti di gioco. Ma non posso dire di starci male, sono un destro naturale“.
Ha detto: nel calcio è un attimo perdersi, perché hai tutto. Lei a quali tentazioni ha resistito finora?
“A tutte. Ne ho visti di coetanei buttarsi via: ho i soldi e mi compro il macchinone, e l’orologio da 20 mila euro, e i gioielli, i diamanti e vado in discoteca tutte le sere. Finisce che non ci sei più con la testa. Io con i miei guadagni ho comprato casa a Milano“.
Qual è stato il momento in cui ha capito di essere diventato un giocatore vero?
“Alla fine del ritiro estivo con il Milan, due stagioni fa. Dalla Primavera eravamo saliti in cinque in prima squadra per allenarci con i ‘grandi’ e alla fine Allegri fece restare me e Valoti. L’ ho fatto il salto mentale. Ho avuto la fortuna di allenarmi con gente come Nesta, Gattuso e Ibra. Grande rispetto, paura zero“.
Girano voci sull’interesse del Real Madrid nei suoi confronti. Per restare al Milan chiede una squadra vincente?
“E’ chiaro che una stagione deludente come l’ultima influenza in negativo il rendimento, il valore di mercato e la visibilità di ciascuno di noi. Con questo non sto dicendo che voglio andare via o che chiedo una squadra vincente: al contrario, spero e mi auguro di rimanere al Milan il più a lungo possibile perché sono di Milano, vivo a Milano e sono cresciuto in un club che rimane uno dei migliori al mondo“.
Cosa poteva fare di diverso Seedorf affinché tra lui e la squadra le cose funzionassero meglio?
“Magari avrebbe potuto ascoltarci di più per cercare un punto di incontro tra le rispettive esigenze legate al lavoro e alla vita di spogliatoio“.
E voi cosa avreste potuto fare di più per venirgli incontro?
“Fare di più sul campo. Ma non solo con lui, anche con Allegri. Non è mancato l’impegno, ma la concentrazione”.
E’ vero che con il gruppo degli italiani Seedorf non ha legato, e perché?
“E’ vero che su alcune cose non ci siamo trovati d’accordo e, nonostante i confronti, le posizioni sono rimaste diverse“.
Ma quali erano queste cose?
“Cose di campo e non solo”
Cosa porterà invece Inzaghi?
“Entusiasmo, la sua voglia e una nuova idea di gioco”
Redazione Milanlive.it