Milan, obiettivo sesto posto. Ma ne vale la pena?

ACF Fiorentina v AC Milan - Serie A

Come ha fatto capire Adel Taarabt, scherzando ma non troppo, non è tutto oro quel che luccica nell’Europa League. Il Milan, con i sette punti conquistati nelle ultime tre partite, è tornato prepotentemente in corsa. E anche i sorrisini di circostanza che fino a qualche mese fa accompagnavano i discorsi sulla manifestazione, oggi lasciano spazio ad un sano realismo. Il problema, però, è un altro, al di là delle possibile rimonta rossonera: ne vale davvero la pena? Le controindicazioni, infatti, non sono poche. E riguardano sia i singoli giocatori, molti dei quali, impegnati in Nazionale ai Mondiali, potrebbero non essere disponibili, sia la squadra nel suo complesso, visto che dovrebbe anticipare di almeno 15 giorni l’inizio della preparazione, con tutto ciò che comporta.

IN RIGA Le rimostranze alla Taarabt, invece, non contano: al di là dell’aspetto in gran parte scherzoso della dichiarazione di voler posticipare la firma per non rischiare le vacanze, su questo tema la società sarà inflessibile. Anche perché proprio i giocatori sono i maggiori responsabili di questa situazione. Ed è quindi giusto che siano loro i primi a pagare. Innanzitutto, come sappiamo, con la riduzione del 20% dei loro emolumenti, vista la mancata qualificazione in Champions. Ma anche con l’estate semi-rovinata dalla necessità di tornare presto al lavoro.

PREMI Se è vero che l’Europa League non ha un portafoglio così ampio come quello della Champions, è altrettanto vero che la seconda competizione continentale può sicuramente generare dei profitti. Se il Milan dovesse centrare il sesto posto in classifica, il 31 luglio, partendo dal terzo turno preliminare. inizierebbe già la scalata all’unico trofeo che manca. In caso di successo, i rossoneri dovrebbero affrontare il play-off di metà agosto per accedere alla fase a gironi. Ma dando uno sguardo molto più ampio, quanto entrerebbe nelle casse di via Aldo Rossi se venisse vinta la Coppa? Il calcolo dei premi Uefa è presto fatto: partendo dal terzo turno preliminare e arrivando a vincere il trofeo, il Milan potrebbe incassare circa 10.1 milioni di euro. A questi andrebbero aggiunti i soldi del market pool relativo ai diritti televisivi (circa 7-8 milioni di euro), gli incassi dal botteghino e i bonus previsti da alcuni contratti di sponsorizzazione per un totale di circa 25 milioni. Di certo nulla a che vedere con i 51 milioni di premi e market pool incassati nel 2012-13. grazie alla Champions League. Il Milan, dal 1999 ad oggi, ha sempre partecipato ad almeno una delle due competizioni, rimanendo per anni nel novero delle teste di serie dei gironi di Champions. E quindi, al di là dei possibili guadagni, la mancata partecipazione alla prossima edizione dell’Europa League sarebbe anche un danno d’immagine importante oltre a comportare un drastico calo nel ranking per club.

RANKING Parlando proprio di uno degli argomenti più cari ad Adriano Galliani, il Milan deve considerare anche che la sua posizione nella classifica europea per club. Se la squadra rossonera non dovesse essere una delle tre italiane a rappresentare il nostro paese nella prossima Europa League, il suo punteggio crollerebbe in maniera abbastanza drastica in quanto acquisirebbe solo un minimo di punti. Quindi, una cifra vicina allo zero che farebbe cadere i rossoneri ancor più in basso rispetto all’attuale tredicesima piazza occupata. Il punteggio stimato del Milan nel ranking Uefa, che verrà aggiornato a maggio, è di circa 79 mila punti. Questo consentirebbe di essere considerato una delle teste di serie della fase a gironi dell’Europa League. Ma dall’anno prossimo ci sarà un incentivo in più a far bene nell’ex Coppa Uefa. Chi si porterà a casa il trofeo nella finale di Varsavia del maggio 2015, accederà direttamente alla fase a gironi della Champions 2015-16.

GLI STATES La qualificazione, last but non least, impedirebbe al Milan di presenziare alla Guinness International Champions Cup. Si tratta di una competizione di prestigio e anche remunerativa: anche per gli sponsor, oltre che per il club, giocare negli States, davanti a 60mila spettatori, sarebbe sicuramente meglio di una performance, pur ufficiale, nel deserto estivo di San Siro, magari contro una squadra di carneadi.

Fonte: Tuttosport

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