Ricardo Kakà ha concesso un’interessante intervista al Corriere della Sera nella quale ha affrontato diversi argomenti.
Il ritorno al Milan: «L’accoglienza è stata più calorosa di quello che potessi pensare mentre la stagione non è andata come mi aspettavo. Io però vedo le crisi come possibili momenti di crescita. Ricordiamoci che in passato la Juve ha trascorso anni difficili, anche l’Inter. Tutte le grandi squadre hanno avuto i loro problemi. Sono cicli, fa parte del calcio e della vita. Pentimenti? «In nessun momento mi sono pentito di essere tornato. La mia è stata una scelta molto decisa e ne sono felice».
L’esperienza al Real Madrid: «Non credo di avere sbagliato. Nella mia carriera dovevo giocare nel Real, non potevo non giocare lì anche se non è andata come volevo. Il Real è un club completamente diverso dagli altri Non è vero che arrivai là già rotto. Nel 2009 ho giocato la Confederations Cup con il Brasile e sono stato il giocatore migliore. Dopo quattro mesi però mi sono ritrovato con la pubalgia, che per un calciatore è il peggiore dei problemi».
Il futuro: «Un giorno mi piacerebbe giocare in America. Vediamo. Al termine del campionato vorrei parlare con Galliani, non solo per una questione di bonus e di soldi. Ormai i soldi non sono la cosa principale per me, credo che questo si sia compreso. Voglio capire quali sono le idee sue e della società. Comunque se devo cambiare, sarà America».
Ritorno in Brasile: «Sono sincero. Il Brasile mi tenta di meno. Non riesco a immaginare che tipo di esperienza potrebbe essere: magari loro si aspettano il giocatore di 11 anni fa. La saudade c’è ma una squadra brasiliana può arrivare a giocare fino a 80 partite in un anno a cui poi devi aggiungere 160 giorni di ritiri. Non fa per me».
I goal più importanti: «Di sicuro incornicerei quello con il Manchester United a San Siro, 2 maggio 2007. Dovevamo vincere per forza. Giocammo la partita perfetta. Il più bello? All’Old Trafford all’andata. Quello sbagliato che invece avrebbe potuto cambiare la storia? A La Coruna contro il Deportivo. Eravamo ancora sullo 0-0, fu un’azione sulla fascia destra. Perdemmo 4-0»
Clarence Seedorf: «Non riuscivo a chiamarlo mister… Solo Clarence…Situazione divertente. Parla molto? Non mi pare. Per lui questo è l’inizio e fino a quando non riuscirà a mettere in pratica le sue idee per forza di cose deve spiegarcele. Gli ha mai dato dei consigli? Non mi piace prendere l’iniziativa, io non sono fatto così. Però se lui me lo chiede… Credo che Clarence non si aspettasse di trovarsi in una situazione così difficile».
Redazione Milanlive.it