Crespo: “Il Milan paga il cambio generazionale e di allenatore”

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Hernan Crespo, ex giocatore di Lazio e Milan, ha rilasciato un’intervista al quotidiano Il Tempo per parlare della sfida dell’Olimpico di domenica sera.

Nel suo cuore c’è più Roma o Milano?
«Troppo difficile scegliere, ho ricordi splendidi di entrambe le esperienze. Il mio cuore è per l’Italia, non sono più voluto andar via, qui ho avuto le più grandi gioie. Da piccolo seguivo il Milan, sono cresciuto con Van Basten e Gullit, giocare a San Siro con la maglia rossonera è stato grandioso. Ma quando ho avuto la possibilità di andare alla Lazio non ci ho pensato due volte: era ormai una potenza quella squadra di Cragnotti. E poi una metropoli come Roma mi ricordava Buenos Aires e l’Olimpico i miei esordi in Argentina, dopo quattro anni a Parma ci voleva».

Lazio, un punto di forza e una debolezza. Può centrare l’Europa League?
«La sua qualità sta nel gruppo compatto, ma la ciliegina sulla torta è sempre Klose, i biancocelesti non possono farne a meno. Se il tedesco gira, la squadra va perché sono sempre i campioni a fare la differenza. Forse quest’anno è mancata la continuità di risultati su cui ha influito anche il cambio in panchina. Centrare l’obiettivo europeo non sarà facile, Parma e Inter corrono, ma la Lazio ha le carte in regola per giocarsela con tutti».

E il Milan che stagione sta vivendo?
«Un’annata difficile, tra pochi alti e molti bassi, ma può capitare. Non fa per i rossoneri un posto a metà classifica, pagano il cambio generazionale e di allenatore in corsa».

Chi ha più da perdere domenica?
«Lazio-Milan è sempre una sfida affascinante. Serve far bene, altrimenti il percorso diventa veramente complicato per entrambe. Per questo non esiste una favorita, può succedere di tutto».

Ma qual è il Lazio-Milan che le è rimasto dentro?
«Era un Milan-Lazio, in realtà e io vestivo la maglia rossonera (2-1 il 6 febbraio 2005, ndc). Eravamo in svantaggio dopo il gol di Oddo su rigore e una vittoria ci avrebbe garantito il primato in campionato. Poi ci fu il pareggio di Shevchenko su punizione e all’ultimo secondo, dopo il palo di Kakà, arrivai io all’arrembaggio e con un tap-in segnai con San Siro che esplodeva».

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