Non è finita a mezzanotte, come è stato minacciato più volte, ma quella di ieri per il Milan è comunque stata una giornata molto lunga. Un interminabile pomeriggio di contestazione, annunciata e messa in atto secondo i parametri illustrati dagli ultrà alla vigilia: decisa ma senza disordini. Non ci sono stati incidenti, né «incomprensioni» con le forze dell’ordine. Il faccia a faccia fra una delegazione ultrà (5-6 responsabili della Curva Sud) e una nutrita rappresentanza della squadra, un’ora dopo il termine della partita, ha poi avuto l’effetto di sciogliere l’assembramento in pochi minuti.
Cori e striscioni E’ iniziato tutto alle 13 davanti all’ingresso carraio di San Siro, quello dove entrano i pullman delle squadre, controllato da una massiccia presenza di agenti. Si sono ritrovati in circa cinquecento, bloccando la circolazione di via Achille come era già successo a novembre al termine della partita col Genoa. I cori sono stati grossomodo gli stessi: «Uscite a mezzanotte», «Veniamo coi bastoni», «Indegni», «Andate a lavorare» e, new entry, «Via le merde dal nostro Milan». E’ stato srotolato questo striscione: «Per l’AC Milan». Il pullman rossonero è arrivato tre quarti d’ora più tardi, dalla direzione opposta rispetto a quella consueta. La reazione? Niente che non sia già stato visto in situazioni analoghe: insulti, dita medie alzate, fischi.
Curva a metà Il primo atto si è concluso così, ma si è trattato soltanto del prologo perché all’interno dello stadio il secondo anello della Curva Sud si è presentato gremito soltanto a metà: quella superiore, mentre quella inferiore – dove si sistema la frangia più calda – è rimasta deserta. Unica presenza: il bandierone di Baresi, col suo numero 6, stesa sui seggiolini per ricordare a tutti qual è il modello di giocatore a cui si ispira il popolo rossonero. I gruppi del primo anello invece hanno appeso gli striscioni al contrario. La lettura delle formazioni è stata molto esauriente: applausi ai giocatori meritevoli di stima, fischi a tutti gli altri. I più beccati sono stati Balotelli e Constant. E poi, fischi all’ingresso in campo, fischi ogni volta che Balotelli ha toccato palla. Diciamo che, a parte un quarto d’ora di tifo vero, sull’1-2, il resto è stato tutta contestazione.
Imputato Prima coi soliti cori già sentiti fuori dallo stadio, e poi si è passati a dediche ad personam . Come era facile intuire dal duro comunicato di venerdì, al centro del mirino è finito Galliani (nessuna menzione per alcun membro della famiglia Berlusconi). «Ci senti? – gli hanno urlato a più riprese lungo tutta la partita dalla curva – Ci siamo rotti il c…», «Te vai o no?». L’a.d. si è ritrovato sul banco degli imputati con l’accusa di aver speso male quel poco di budget che aveva a disposizione, e quello con gli ultrà è un rapporto che torna teso dopo un paio d’anni in cui la situazione era tornata di nuovo buona. Le accuse della curva ricordano nei contenuti quelle mosse da Barbara Berlusconi i primi di novembre. C’è stata una «dedica» persino per Raiola – procuratore molto vicino a Galliani – invitato a portare in curva la madre. Gli ultrà dunque criticano un certo tipo di mercato, e si sentono evidentemente vicini alle osservazioni fatte da Lady B. Uno spaccato che illustra come i due a.d. rossoneri, comunque vada e qualsiasi cosa succeda, siano destinati a restare due figure lontane, più che complementari. A fine partita, comunque, non ha parlato nessuno dei due.
L’esempio dei bimbi Poi è stata la volta dei giocatori: cori, ad esempio, per Kakà, Poli, Bonera, De Jong, Abate, De Sciglio, Abbiati, Pazzini. Un coro anche per Seedorf. E «tutti gli altri fuori dal c…». Molto chiaro. Insulti a Robinho. Poi nel secondo tempo l’esempio l’hanno dato le centinaia di bambini delle scuole calcio, che hanno gridato «Milan» con tutta la voce che avevano. Lezione di maturità e applausi da tutto lo stadio. Quindi, ultimo atto. Alle 17.30 la Curva Sud si è ritrovata davanti al passo carraio, ha di nuovo bloccato la via e di lì a poco – dopo il nulla osta di Galliani – una delegazione di ultrà è stata ricevuta in una saletta riservata di San Siro da Seedorf e una rappresentanza di giocatori: Abate, Abbiati, Balotelli, Bonera, De Jong, Essien, Kakà, Pazzini e Muntari. Un quarto d’ora di colloquio in cui, a parte un intervento dell’allenatore, hanno parlato solo i tifosi che – da quanto emerge – hanno sottolineato come l’atteggiamento di parte della squadra sia ingiustificabile, chiesto che i pochi validi abbiano la meglio e che tutti lottino per la maglia rossonera. Un faccia a faccia duro, ma senza minacce. Si riparte allora da qui, sperando che sia finalmente il fondo.
Fonte: Gazzetta dello Sport