L’ironia, come la pazienza, ha un limite, e questa volta pare proprio che Massimiliano Allegri non sia riuscito a metabolizzare come altre volte i giudizi taglienti di Seedorf. Ieri Allegri è partito per Londra, dove si tratterrà una decina di giorni e vedrà alcune partite fra Premier e Champions. La maschera impassibile dell’aziendalista che accetta tutto per il bene del club guidato per tre anni e mezzo però sta per cadere. Il fastidio reciproco di ex e nuovo allenatore del Milan sta raggiungendo il top.
Caos D’altra parte, a Milanello e dintorni non mancano i conflitti pronti a esplodere. Una parte dei giocatori (gli italiani adulti sostanzialmente) non gradisce alcuni metodi e scelte del nuovo tecnico, e Galliani non è certo rimasto indifferente al duro attacco degli ultrà che nel loro comunicato hanno invece concesso assoluzione piena a Seedorf. E alla fine, anche due mesi dopo l’esonero, Allegri si ritrova in mezzo a questo caos, accusato, senza essere nominato, di gestione fallimentare. «Io non sono responsabile della situazione. Sono arrivato a metà stagione e ho trovato una squadra ai limiti, fisicamente e mentalmente». Una squadra che ha passato due anni a rincorrere, ha detto ancora il tecnico olandese, e questo ha fiaccato gambe e autostima. Il giudizio è senza appello e riduce il lavoro di Allegri al Milan a poca cosa. E questa è una interpretazione dei fatti che l’ex tecnico rossonero non ha intenzione di buttar giù facilmente.
Riconoscenza Se per ora Allegri ha taciuto, anche quando Seedorf pubblicamente ha giustificato i suoi insuccessi con la preparazione atletica sbagliata del predecessore, è stato per evitare di creare ulteriori problemi a Galliani. Per riconoscenza dei confronti dell’uomo che gli ha permesso di allenare una squadra da scudetto, Allegri ha evitato il più possibile le polemiche. Una sola volta è sbottato: quando ha dichiarato «Il potere logora chi non ce l’ha» in risposta a dichiarazioni di Seedorf che poi sono state smentite dall’olandese. Allegri non ha l’abilità dialettica di Seedorf, non è poliglotta e non ha vinto quattro coppe dei Campioni, quindi qualche volta si ingarbuglia, ma è anche molto orgoglioso e non ritiene di essere un allenatore scarso che ha vinto lo scudetto e la Supercoppa italiana soltanto per merito di alcuni fuoriclasse. Ritiene di aver raggiunto il risultato richiesto dalla società qualificando la squadra alla Champions League 2013-2014, e il suo unico cruccio dopo un esonero a un certo punto inevitabile è stato perdere la possibilità di giocarsi gli ottavi con l’Atletico.
Bastoni e carote Anche per quanto riguarda l’aspetto psicologico, Allegri ha una visione dei fatti diversa da quella di Clarence. Non è un tecnico che parla molto e ha commesso qualche sbaglio nel rapporto con alcuni giocatori, ma deve aver sorriso a sentirsi accusato di usare troppo il bastone, metodo che secondo Seedorf si è rivelato deleterio. «Io uso la carota, chi c’era prima ha usato il bastone e i risultati si vedono». Considerato che uno dei rimproveri che più spesso gli è stato mosso è stata la mollezza nei confronti dei giocatori, il giudizio di Seedorf gli sarà sembrato paradossale, e magari gli avrà strappato un sorriso mentre si imbarcava per Londra. Ma, a differenza di Seedorf, Allegri non crede all’ideologia del sorriso. E il conflitto fra i due è troppo profondo per restare sotto traccia fino alla fine. Che poi, quando verrebbe la fine?
Fonte: Gasport