Atletico-Milan, ma quanto corre Diego Costa? Lo spagnolo fa 20 volte il campo più di Balo

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C’è un numero che, più degli altri, spiega la differenza tra Atletico Madrid e Milan: i chilometri percorsi dai centravanti delle due squadre. Diego Costa ne ha fatti 10, sbattendosi come un matto dall’inizio alla fine; Mario Balotelli si è fermato a 8. E due chilometri in meno, nell’arco di una partita, sono tantissimi soprattutto se misurati su giocatori che hanno ruoli identici: per capirci, significa che Diego Costa ha «fatto» 20 volte in più il campo (e per giunta al galoppo, mica trotterellando). Quindi, al di là del divario tecnico (comunque piuttosto evidente), c’è pure quello comportamentale: se non lavori, se non sudi, se pensi soltanto a protestare con l’arbitro e con gli avversari, non vai molto lontano. E Balotelli, al Vicente Calderon, in quella che doveva (e, in teoria, poteva) essere la sua notte, le energie le ha spese tutte a gridare, a lamentarsi e a discutere. Diego Costa, invece, zitto zitto, si è preso sulle spalle la squadra, le ha regalato tranquillità con il gol iniziale, ha aiutato i centrocampisti a contenere la logica reazione del Milan e poi, nel finale, ha piazzato la ciliegina. La doppietta è pesante, pesantissima (e ricordiamo aveva segnato pure all’andata), ma ripetiamo che il numero dei chilometri percorsi è emblematico. La gloria è sempre figlia del lavoro, non piove dal cielo.

Azione di smarcamento L’attaccante dell’Atletico ha toccato 55 volte il pallone: 35 passaggi (solo 9 errori), 3 tiri, 2 gol, 2 lanci positivi, 1 cross, addirittura 7 sponde a favorire gli inserimenti da dietro dei compagni, 3 occasioni create. Questo è davvero un centravanti che incide sulla partita, gli avversari lo soffrono, lo temono e faticano a marcarlo. Guardate il primo gol: Diego Costa è bravo a sorprendere Rami allargandosi verso la sinistra, e poi la girata al volo è proprio magnifica. Per far capire l’importanza dell’attaccante nell’economia del gioco dell’Atletico segnaliamo un altro dato, quello dei falli subiti: 3. Significa che Diego Costa ha saputo anche proteggere il pallone quando era necessario far salire la squadra, si è messo a disposizione del collettivo e non si è mai tirato indietro.

Poca profondità Lo stesso atteggiamento propositivo non lo ha avuto Balotelli. Sono stati 41 i tocchi di Supermario: solo 22 passaggi (5 sbagliati), 1 tiro, 1 sponda. Zero cross, zero occasioni create, zero contrasti effettuati. Il nulla, insomma. I palloni persi sono stati 15 (2 quelli recuperati), 2 i dribbling sbagliati (zero quelli riusciti). E’ soprattutto il modo di giocare di Balotelli che deve essere modificato: un centravanti che non detta mai (o quasi mai) il passaggio in profondità è poco utile alla squadra; un centravanti che punta soltanto sulla forza fisica e non sui movimenti, nel calcio moderno, è destinato a sbattere contro le muraglie difensive degli avversari. Seedorf non lo vede al fianco di Pazzini (e difatti non schiera mai i due dall’inizio), ma il Milan soffre parecchio perché non ha un vero punto di riferimento offensivo. Contro l’Atletico è stato Kakà a tenere vivo il fuoco: 48 tocchi, 3 tiri, 1 gol, 2 occasioni create, 6 palloni recuperati, 2 dribbling riusciti. Meglio l’usato sicuro, magari non più veloce e guizzante come un tempo, piuttosto che il nuovo. Meglio Kakà di Balotelli. Già, ma Supermario non doveva essere la prima pietra della futura casa?

Fonte: Gasport

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