Il vecchio e il bambino regalano un sorriso all’Udinese. Totò Di Natale e Simone Scuffet affondano la corazzata Milan e regalano ai bianconeri tre punti che spazzano via polemiche e paure. Ci sono quasi vent’anni di differenza tra il bomber e il portierino ma, in questo caso, l’età è solo un’indicazione. Totò è a fine carriera ma non è ancora un giocatore da rottamare. E lo ha dimostrato una volta di più realizzando il gol decisivo. Per Di Natale è la rete numero 184 in Serie A. Nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi ora c’è Del Piero nel mirino. Insomma, siamo a livelli di leggende. Il giorno in cui il numero 10 dell’Udinese dirà basta il calcio italiano sarà un po’ più povero. Scuffet, invece, è il futuro. Dopo un’uscita a farfalle ha compiuto tre interventi decisivi su Pazzini, Robinho ed Essien. E’ un classe ’96. Lanciato in campionato quasi per caso. E’ un altro dei nostri ragazzini d’oro che si candidano al complicato ruolo di eredi del mito Buffon.
Turnover Dalle belle storie, a un piccolo Milan. Una premessa: Seedorf ha presentato al Friuli la squadra B. Un turnover quasi totale. Forse esagerato visto che al fischio d’inizio del signor Russo c’erano in campo solo tre giocatori che partiranno titolari martedì notte contro l’Atletico Madrid. L’idea era quella di risparmiare fatiche alle prime donne. Ma si può cambiare pelle a comando, stimolati dal nome dell’avversario? O forse sarebbe stato importante spendere qualche stilla di energia in più per presentarsi in Spagna con una vittoria in campionato? Un successo che avrebbe aumentato l’autostima di un gruppo che negli ultimi tempi è stato mortificato da una raffica di sconfitte: Napoli, Juve e ora Udinese in campionato e Atletico in Europa. Perdere non è mai positivo. Un turnover più ragionato avrebbe alzato il livello tecnico di un Milan confuso, disordinato, complessivamente mediocre. Senza contare che questo passo falso allontana i rossoneri dalla zona Europa League. Galliani considera questo torneo quasi un fastidio. Un messaggio che, a quanto pare, è stato recepito al volo dallo staff tecnico e dallo spogliatoio. Ma i notabili rossoneri sono proprio convinti che un anno fuori dalle Coppe sia una buona cosa? Un Milan senza Europa suona proprio male.
De Sciglio c’è Dopo una grande parata di Abbiati su conclusione ravvicinata di Pereyra (un buon segnale in vista della sfida contro i bomber dell’Atletico Madrid) la squadra rossonera prende il controllo delle operazioni. Sulla fascia destra De Sciglio travolge tutto e tutti proponendo una serie di cross deliziosi. Il ragazzino è formidabile quando avanza ma deve ritrovare i giusti meccanismi nella fase difensiva. Che poi dovrebbe essere il suo mestiere. Comunque le sue iniziative sono un invito a nozze per Pazzini. Il problema è che Giampaolo si mangia un gol già fatto e si vede respingere da Scuffet una girata a colpo sicuro. E, sempre nel primo tempo, anche Zapata si mangia una rete elementare non riuscendo ad appoggiare la palla dentro da un passo. Un errore incredibile. Non è un Milan trascendentale ma la spinta di De Sciglio abbinata a una onesta regia di Montolivo garantisce palloni importanti in prima linea. «Materiale» che viene sfruttato appena al cinquanta per cento a causa della serataccia di Honda, Birsa e anche Robinho. Come dicevamo, troppe seconde linee in campo.
Dov’è la difesa? C’è poi la fase difensiva. E su questo fronte la squadra di Seedorf è sempre un soggetto a rischio. Rami e Bonera sono rimasti a casa. In campo ci sono Mexes e Zapata, insieme ai loro limiti attuali. Bisogna anche dire che è il Milan nel suo complesso che non partecipa in maniera corretta alla fase difensiva. Il gol che decide la partita parte da un’accelerazione a metà campo dell’Udinese. Muntari resta a guardare mentre Bruno Fernandes parte palla al piede, dialoga con il talentuoso Pereyra e consegna a Di Natale un assist al bacio. Totò appoggia dentro a porta vuota mentre tutta la linea arretrata del Milan è fuori tempo e fuori posizione. Clarence a fine partita si sforza di dire che tutti i pensieri devono essere rivolti all’Atletico Madrid. E ha ragione. Ma si dovrebbe chiedere se la marcia di avvicinamento a questa sfida chiave della stagione rossonera è stata corretta. Qualche dubbio resta. Alla fine qualche segnale positivo arriva dai venticinque minuti di Balotelli. Quanto sarebbe importante avere a Madrid il miglior Supermario.
Fonte: Gazzetta dello Sport