«Ha giocato a ping pong? E chissenefrega». Vabbe’. Nel mondo mediatico ideale di Clarence Seedorf, a Balotelli probabilmente andrebbe dedicata la medesima attenzione riservata a Birsa. O Silvestre. Il Professore non ama gli eccessi – di qualsiasi natura ed entità essi siano – nei confronti di Mario, e questo è comprensibile: è un modo per tutelarlo dall’esterno, e fa parte del lavoro di un allenatore. Il problema è che Balotelli è stato inserito dal Time nei 100 personaggi più influenti del pianeta, è il centravanti del Milan e della Nazionale, non fa nulla per passare inosservato e ha quasi due milioni di follower su Twitter. Centomila più del Milan, tanto per capirci. Non è, e non potrà mai essere un calciatore qualunque. Lo sa anche lui, che peraltro quando ha provato a vestirsi di normalità rinunciando a cresta, orecchini e Ferrari, ha resistito soltanto poche settimane. La normalità non fa parte del suo modo di essere calciatore e di raccontarsi al mondo esterno. Così, la maggior parte delle vicende che lo riguardano – come si suol dire – fanno notizia. L’ultima riguarda l’ormai celebre tweet di martedì notte in cui compare, durante la fase di convalescenza alla spalla destra, a torso nudo davanti a un tavolo da ping pong con una racchetta per mano, la pallina in bocca e questa frase di accompagnamento: «Se qualcuno pensa di battermi me lo faccia sapere. Non ho mai perso».
Tristezza? Una foto discutibile essenzialmente per due motivi: il primo è che, nel caso in cui Balotelli abbia davvero giocato, il ping pong non sembra l’attività più indicata per un atleta con una spalla dolorante; il secondo è che una ventina di ore più tardi l’Italia doveva affrontare la Spagna senza Mario, non convocato da Prandelli proprio a causa del guaio alla spalla. Insomma, un post evitabile, che ha irritato il Milan ed è stato definito dal club una goliardata fuori luogo. Seedorf, però, ieri ha detto di non essere a conoscenza di questo fastidio societario. Che sia un tentativo di minimizzare, o mancanza di comunicazione con la dirigenza, non è molto importante. Conta il fastidio del Milan, e questa è senz’altro una notizia, nonostante Clarence la pensi diversamente. «Per voi quel tweet è una notizia, e questa è la cosa triste – ha detto ieri il tecnico ai cronisti presenti a Milanello –. La cosa triste è che in Italia questa sia una notizia. Per me non sono notizie, sono notizie banali che potreste evitare». E’ un peccato che i mass media facciano perdere a Seedorf il sorriso regalato dalle ultime prove del Milan (sconfitte a parte), ma resta un certo imbarazzo della società in merito alla questione, con Galliani che l’altro ieri ha chiarito come «le cose interne con i nostri giocatori le regoliamo fra le mura domestiche»: non esattamente un attestato di banalità.
Dolore «Io ho un’altra visione della cosa – racconta ancora Clarence –: forse giocare a ping pong poteva invece aiutarlo a muovere un po’ il braccio. O siete anche tutti medici? E secondo voi avrebbe fatto qualcosa che gli creava fastidio? Se gioca a ping pong chissenefrega, lasciamolo giocare, è una cosa che non ha influenzato il suo recupero. Io non sono qui per dire come i giocatori devono usare i social network e non so come si potrebbe proibire ai ragazzi di twittare. Ciò che ha fatto Mario è di sua responsabilità. A me interessa solo che ha fatto sei ore al giorno di trattamento, si è allenato bene e per Udine è a disposizione. Come sta? Ha ancora dolore, ma ci dovrà convivere per un po’ perché non sono cose che spariscono da un giorno all’altro». Resta quindi il programma individuato in settimana: Mario oggi partirà dalla panchina, e magari farà uno spezzone nella ripresa, in modo da averlo al top a Madrid.
Fonte: Gazzetta dello Sport