MILAN HONDA – Dai tappeti rossi alla panchina. La parabola rossonera del giapponese Keisuke Honda ha raggiunto contro la Juventus il suo punto più basso. E c’è già chi parla di un acquisto fatto solo a scopi di marketing e di introiti finanziari (il suo indotto porterebbe circa 8-10 milioni) mentre a livello calcistico Honda in una big d’Europa possa solo recitare il ruolo di comprimario. Con buona pace della maglia numero 10 eredita da Boateng e indossata in passato anche da Seedorf.
Intanto Honda è volato da Zaccheroni a Tokyo, il ct ex Milan che ha sempre avuto parole positive sul suo pupillo: “Bisogna dargli tempo, anche gente come Platini e Zidane ne ha avuto bisogno prima di esplodere in Italia. Con Seedorf avrà le chances di mettersi in mostra“. Insieme all’interista Nagatomo tornerà a Milano solo giovedì e dunque sarò dura vederlo in campo contro l’Udinese, anche se vista l’impossibilità di schierarlo in Champions, mister Seedorf potrebbe chiedergli una sforzo per sabato.
Confusione tattica – “Contro la Samp ha giocato un’ottima partita, ma ovviamente ha ancora bisogno di inserirsi nel nostro calcio, deve adattarsi alla lingua, al cibo” – questa la difesa d’ufficio di Seedorf a Honda, che è svantaggiato anche dal cambio di modulo e di allenatore al Milan; con Allegri era perfetto nell’albero di Natale visto che i due trequartisti erano dispensati da ruoli difensivi. Con Seedorf a Marassi nel 4-4-1-1 si è dovuto sacrificare sulla fascia sfiancandosi, visto che il giapponese è tutto fuorchè uno sprinter.
Bioritmi diversi – Altro problema è che Honda arriva dal Cska Mosca, dunque dal campionato russo che ha tempi e bioritmi assolutamente diversi. Fosse rimasto in Russia sarebbe stato ad oggi ancora a riposo per via della lunga pausa invernale prevista. In Italia ha dovuto cambiare dunque la preparazione ed i tempi di impiego stagionali, ma non dovrebbe essere questo un problema primario. Solo il tempo dirà se l’operazione è solo legata al marketing o se ha delle radici tecniche importanti.
Fonte: Tuttosport