«Volete sapere se Clarence mi ha chiesto qualche consiglio per la gara di ritorno di Champions contro l’Atletico Madrid? No, non ne ha bisogno. Lui è preparato. Conosce il calcio internazionale. Comunque, perché non ne parlate con lui? Eccolo lì. Vado a salutarlo». Piazzale del centro tecnico di Coverciano. La lezione di aggiornamento tecnico si è appena conclusa. Carlo Ancelotti è tra gli ultimi a uscire dalla palestra trasformata in un’enorme aula. L’allenatore del Real abbraccia Montella, saluta Ulivieri e si avvia verso l’uscita. «Ho un volo per Madrid». Ma Carletto sterza di colpo per andare a scambiare quattro chiacchiere con l’amico Seedorf. «Clarence, mi chiedono come si fa a superare l’Atletico. Bella domanda. Tu hai giocato i derby di Madrid, vero? Sai che batterli in casa loro non è semplice. Sono sempre battaglie. A proposito, tu hai mai vinto al Vicente Calderon?». Clarence sospira. Prova a ricordare. Ma la memoria non lo aiuta. Ancelotti riparte e racconta. «Io ho appena pareggiato in campionato, due a due. Ma in Coppa di Spagna l’ho spuntata. Loro sono una squadra bene organizzata e in casa sono ancora più forti».
Invito Seedorf ascolta, interessato. Magari nei prossimi giorni ci scapperà anche una telefonatina. Carletto ha il Milan nel cuore. Se dovesse servire… Il tecnico olandese saluta Ancelotti con un invito: «Carlo, vieni a vederci al Calderon?». L’allenatore del Real lo guarda, poi scuote la testa: «Non vengo perché rischio di prendere degli schiaffi». E ridono tutti e due.
Tattica Seedorf lascia Coverciano. Ancelotti, invece, ha ancora qualcosa da dire su questa bollente sfida di Champions. «L’Atletico parte da un vantaggio importante che va a sommarsi al fattore campo. Qualificarsi è difficile, molto difficile. Ma non impossibile. Servirà il grande Milan europeo. Quello che ha vinto coppe a ripetizione». Gli chiedono quale sia il giocatore chiave della squadra di Simeone. «Il primo nome che viene in mente è quello di Diego Costa. Lui è un grande talento e ha tecnica e potenza. Insomma, non va perso di vista. Ma, in realtà, il vero punto di forza dell’Atletico è l’organizzazione difensiva. Signori, ce ne vuole per fare gol a questi qui. E l’uno a zero di San Siro, risultato che non rispecchia l’andamento della gara, permetterà alla formazione di Simeone di sviluppare la tattica che preferisce. Aspettare il Milan e colpire in contropiede».
Tradizione Per approdare ai quarti di Champions la banda Seedorf dovrà giocare la partita perfetta. Ancelotti annuisce. «Più importante Kakà o Balotelli? Per eliminare l’Atletico serviranno il miglior Kakà, il miglior Balotelli e il miglior Milan. Non credo che basterà il colpo di un giocatore solo per avere la meglio sugli spagnoli. Tutti coloro che vanno in campo dovranno giocare una partita da Milan. E non è impossibile perché la Champions League è un territorio di caccia molto amato dalla squadra rossonera. La tradizione ha un valore».
Sintonia Il finale è dedicato alla Panchina d’oro e, in generale, al calcio italiano. «Se avessi potuto votare, avrei scelto Antonio Conte. La sua Juventus sta per avviarsi a vincere il terzo scudetto consecutivo. E al secondo posto avrei messo Vincenzo Montella, che sta sviluppando un ottimo lavoro insieme alla Fiorentina. Come vedete sono in perfetta sintonia con il pensiero dei miei colleghi». L’ultima battuta è dedicata a Prandelli, pronto a legarsi per altri quattro anni al club azzurro. «La conferma di Cesare sarebbe la soluzione migliore per la nostra Nazionale. Se deciderà di restare sulla panchina azzurra anche dopo il Mondiale per l’Italia sarà un bene».
Fonte: Gazzetta dello Sport