Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell’Inter, nel corso dell’intervista concessa a La Repubblica ha rilanciato la sua idea di fusione tra il club nerazzurro ed il Milan: “La fusione tra Milan e Inter è l’unica strada per tornare competitivi in Europa. Altrimenti la città rimarrà fuori dall’élite per molti anni. È evidente che dal punto di vista del tifoso lo sia: capisco l’orgoglio di appartenenza, la rivalità cittadina. Ma qui è in discussione il futuro e bisogna capire cosa si vuole: se si preferisce rimanere nei confini nazionali, d’accordo, lasciamo tutto com’è. Se invece si aspira a raggiungere i club più importanti, e rimanendo in vigore il Fair Play finanziario, bisogna fondere Milan e Inter. Il mio è un discorso puramente industriale, è già accaduto che banche come Unicredit o Intesa siano nate dalla fusione di altri istituti e ora competano nel mondo. Il Ffp, che l’Uefa applicherà con severità perché ho partecipato alla stesura delle regole e lo dico con cognizione di causa, decreta che solo chi ha i ricavi più alti si può permettere i grandi giocatori. Il Milan è al decimo posto in Europa per fatturato (263 milioni contro i 518 del Real Madrid, ndr), l’Inter al quindicesimo (168 milioni). Sommandoli, si potrebbero avvicinare al top. Del resto è impensabile raddoppiare o triplicare i ricavi in breve: ci vorrebbe un miracolo, cioè l’arrivo di investitori di un certo tipo, ma qui in Italia non vengono, visti gli assetti economici che abbiamo. Gli sceicchi preferiscono Parigi, o Londra, città e paesi con un appeal ben diverso a livello di investimenti industriali. Quindi per Milan e Inter non c’è modo di risollevarsi da sole“.
Paolillo ha poi proseguito toccando anche il tema relativo allo stadio di proprietà: “I ricavi si fanno con gli stadi di proprietà, che in Italia non abbiamo, coi diritti tv che con la legge in vigore penalizzano i grandi club, e col pubblico, che ormai diserta le partite. Quindi come si può risalire? La Juve è l’unica avanti, grazie allo Stadium. Ma a Milano non c’è spazio per due stadi che vivano 7 giorni su 7, l’unica strada per generare ricavi. A Milano c’è spazio solo per uno stadio, e non certo a Pero come si sta cercando di fare: fuori città lo si vivrebbe solo per le partite, e torneremmo al punto di partenza. Se invece dall’unione dei due club nascesse una nuova entità cittadina capace di competere col top del calcio mondiale e si desse entusiasmo e vitalità, costruendo una grande squadra all’altezza delle migliori e con un solo stadio… Ripeto: a livello industriale è un passaggio che, per scandaloso o provocatorio che sia, è inevitabile. Invece qui da noi ormai si parla solo di ridurre i costi, e stanno iniziando a farlo proprio dai settori giovanili: altro enorme errore“.
Redazione Milanlive.it