La primavera in arrivo brilla nell’aria e anche ai lobi di Mario Balotelli, dai quali due piccole corolle assai dotate di carati illuminano il viso dell’attaccante del Milan. Un viso allegro. «Clarence è praticamente un giocatore, un fratello, un compagno di squadra. Si può parlare, dialogare, quindi sì, calcisticamente sono più sereno». All’esterno è la solita storia, e chissà se giocando in Europa Mario si sente più libero. «Quando parlo di pressioni eccessive parlo di quello che succede fuori, non in campo. E’ vero però che in Europa il calcio è diverso, con le sue atmosfere, i tifosi. Diverso e forse un po’ migliore».
Calcoli Dunque, Mario per l’Europa, con l’idea di battere finalmente una squadra spagnola. «Magari di club, visto che non ci si riesce in Nazionale». In realtà Balotelli ha già battuto la Spagna con l’Italia in amichevole e ha segnato a un club spagnolo, il Villarreal, con la maglia del City. Ma lo smemorato di Concesio è così, poco attaccato ai numeri, alle cifre e alle etichette. «Non mi sono mai chiesto se sono un campione oppure no. Sono un bravo giocatore, sono una pedina importante di una grande squadra come il Milan. Penso soltanto ad aiutare la squadra e a vincere le partite. Tutte le partite».
Relax Eppure la Champions anche per lui è un’altra cosa e quando gli ricordano che nella fasi a eliminazione diretta ha segnato poco o nulla Mario ribatte: «Forse perché ho giocato poco». Sorride quando il suo allenatore Seedorf annuncia di voler portare in campo 4 o 5 punte, si fa serio quando gli chiedono come pensi di sfruttare la vetrina europea («i traguardi individuali arrivano dopo quelli di squadra»), torna a scherzare quando domandano che cosa sceglierebbe fra Coppa del Mondo e Champions. «Non so. O tutto o nulla». E’ rilassato, Mario, persino quando gli tocca tornare sull’argomento più spinoso: la convivenza positiva con Pazzini, le disamine tattiche che ne derivano. «Ho detto soltanto che quando giochiamo insieme uno dei due fa gol. E’ statistica». Di fronte alla statistica, il riottoso Seedorf recupera un sorrisone a mille denti.
Autocritica E’ tutta love and peace, questa vigilia complicata. Il Milan ostenta fiducia e Balotelli pure, perché è il momento giusto per dimostrarsi veramente campione pure nelle partite di club, anche se la discussione a Mario non interessa. Arrivano invece altre precisazioni tattiche. «Se sono disposto a sacrificarmi come Eto’o? Sono un attaccante centrale, ma se serve per vincere la Champions posso giocare in porta». Risatona di Seedorf. «Io sono molto critico nei miei confronti, infatti quando mi criticate voi mi arrabbio perché mi sono già criticato da solo. Ma essere critici serve per crescere, studiando le partite si migliora». Questa con l’Atletico Madrid, Mario deve ancora vederla. Poi rivederla sperando di non doversi criticare, che non fa piacere neppure a se stessi.
Fonte: Gazzetta dello Sport