Anche i guerrieri piangono e non basta il cappuccio di un giubbino per arginare lo sconforto. Mario Balotelli aveva cominciato la settimana con una nuova cresta maori che doveva servire a moltiplicare lo spirito battagliero e la finisce in panchina, dopo la sostituzione, liberando la rabbia in lacrime. Finora solo Mourinho lo aveva fatto piangere, ma era ancora un ragazzino. Ora c’è riuscito anche Benitez, che era l’allenatore dell’Inter quando Balotelli è emigrato in Inghilterra. Benitez ha fatto piangere Balotelli e ha rifilato la prima sconfitta in campionato al tecnico Clarence Seedorf. L’olandese nel 2007 ad Atene si era preso con tutto il MIlan la rivincita dopo la incredibile finale Champions del 2005, ma a questo punto i conti tornano a favore dello spagnolo, che nel frattempo aveva punito anche il Milan di Allegri, e alla vigilia aveva riempito di complimenti Seedorf e la sua band.
Insulti – Una band un po’ così: emette suoni striduli e perde il tempo giusto. E Balotelli, che della band dovrebbe essere la star, ieri ha giocato un’altra partita indolente e vuota, appesantita dagli insulti del pubblico che questa volta non sono razzisti, ma sono di quelli che bruciano su qualsiasi pelle. Balotelli figlio di… è stato il breve coro. Sarà stato questo a provocare le lacrime? Su twitter è stato Felipe Melo ad aprire la danza consolatoria su twitter, poi Seedorf ha minimizzato: «Ci sono dei momenti in cui si esprimono emozioni, non è la prima volta che vedo giocatori piangere. E’ successo anche a me tante volte». Ma sarà stato l’insulto della gente a farlo crollare, o la serata sbagliata, o la tensione di una settimana durante la quale si è ritrovato ufficialmente padre e subito desideroso di andare alla crociata contro chi metteva in dubbio la sua sensibilità? Resta il fatto che per Balotelli Napoli e il Napoli restano suolo amaro, e che la rivincita sul portiere che aveva rotto la sua infallibilità di rigorista non si è compiuta. Peggio non poteva andare, probabilmente.
Pressioni – E’ che Balotelli a volte sembra soffocato dal suo personaggio, dall’essere simbolo di un’Italia multietnica, simbolo della Nazionale, simbolo dei bad boy, simbolo del Milan, simbolo del calcio di Seedorf, simbolo di tutto. Forse è questo troppo che a volte lo manda in tilt in campo. Nessun uomo è un grand’uomo per il suo cameriere, diceva un tale, e nessun duro è senza crepe. Ibrahimovic vomitava per la tensione, Mario a volte prende a calci il prato e questa volta ha pianto. Non ci sarebbe nulla di tremendo, se non fosse che è Mario. Benitez, l’uomo che ieri ha provocato forse la prima vera presa di coscienza di un Milan troppo convinto di poter essere bello, spiegò una volta come e perché aveva deciso di dare il via libera alla cessione di Balotelli al Manchester City. «Il primo giorno mi ha detto: “Mister, ho capito che devo allenarmi di più per migliorare”. Il secondo mi ha detto: “Mister, oggi non mi alleno perché mi fa male la schiena”». Sono passati anni, Balotelli probabilmente è un ragazzo diverso. Benitez invece è ancora l’uomo che ogni tanto mette il Milan davanti alle sue debolezze, e poi sono psicodrammi.
Fonte: Gazzetta dello Sport