Milan, per il 4-2-3-1 di Seedorf serve Montolivo in avanti

Montolivo
Montolivo

La buona notizia è che la coerenza è massima: il Milan di Seedorf è nato sul 4-2-3-1, e col 4-2-3-1 continuerà. A prescindere dai risultati. Lo ha chiarito l’allenatore alla vigilia del debutto sulla panchina rossonera, e lo ha confermato Galliani un paio di settimane più tardi, quando erano emerse le prime perplessità in merito. D’altra parte Clarence è stato chiamato proprio per dar vita a un progetto a lungo termine, iniziato sei mesi prima del previsto dopo l’esonero di Allegri, cosa non in programma ma diventata inevitabile. Da un certo punto di vista, è meglio iniziare a mettere le mani nel cuore del squadra ora, in mezzo a una stagione malandata, piuttosto che iniziare la rivoluzione in estate. Insomma la logica c’è tutta, ma c’è anche una cattiva notizia: per il momento il sistema di gioco che apparterrà al Milan del futuro presenta lacune evidenti. Non perché sia concettualmente sbagliato. Semplicemente, mancano gli interpreti per adottarlo. O meglio: gli interpreti ci sarebbero anche, ma per un motivo o per l’altro non sono in condizione di permetterne l’applicazione.

Doppia fase? I problemi più evidenti sono nel settore nevralgico: la linea dei trequartisti, ago della bilancia delicato e prezioso. Fino a questo momento nessuno ha reso come potrebbe. In ordine alfabetico: Birsa è alle prese con guai muscolari da oltre un mese e mezzo, El Shaarawy rimarrà fuori per un altro paio di mesi, Honda è ancora fuori condizione e comunque non pare avere il passo adeguato per giocare esterno, Kakà sta correndo come un disperato da inizio stagione e paga in lucidità e incisività, Robinho ha la consistenza di un ologramma e Saponara appartiene ancora alla voce oggetti misteriosi. Va anche in questa direzione, evidentemente, la costante ricerca di trequartisti o centrocampisti offensivi nel mercato di gennaio. E’ arrivato Taarabt, avrebbe potuto arrivare anche Biabiany. Intanto la squadra, pur lottando, fatica. Perché sulla trequarti la circolazione di palla rallenta troppo, col risultato che i tre tenori dietro la punta vanno regolarmente a sbattere sulle difese avversarie, senza riuscire a dare profondità. In più gli esterni non fanno la doppia fase, la squadra finisce per spaccarsi in due tronconi (ma non, come sarebbe comprensibile, nei finali di partita: con Cagliari e Torino è successo dopo mezzora di gioco) e le conseguenze sono evidenti. E pensare che, in teoria, in fase di non possesso il 4-2-3-1 dovrebbe diventare 4-5-1.

Prove Dunque, a queste condizioni, si può parlare di un 4-2-3-1 bello e impossibile. Seedorf, che non avrà esperienza in panchina ma conosce bene tutte le pieghe della tattica, sta valutando – pur nell’ambito dello stesso sistema di gioco – di guadagnare un po’ di copertura in più. Una soluzione, ma siamo nel campo delle ipotesi, potrebbe consistere nell’avanzare Montolivo (uno che la copertura ha imparato a farla bene) dietro la punta, e irrobustire la mediana (Essien, De Jong e Muntari per due maglie). Davanti, essendo difficile rinunciare a un Pazzini così, Balotelli potrebbe prendere il posto di Robinho a sinistra. Soluzioni che hanno bisogno di essere provate: ecco perché Seedorf chiede pazienza.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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