E’ tornato, ed è come l’avevamo lasciato. Testa alta, spalle larghe, sguardo da vincente. Clarence Seedorf era leader già a 19 anni, ai tempi della Sampdoria: treccine lunghe e petto in fuori. Leader si nasce. E’ nato pronto. Se ne è andato in lacrime dopo quel Milan-Novara di fine stagione, momento emozionante e toccante per tutti i cuori rossoneri, preludio del cataclisma attuale, inframmezzato dal risanamento di bilancio voluto dalla società, fiduciosa che il tifoso medio diventasse ragioniere e comprendesse il ridimensionamento dell’ambizione di vincere, sempre e comunque.
E’ tornato Clarence “il Professore” abile a trovare sempre la formula giusta per superare le difficoltà dribblandole come faceva in campo, talvolta apprezzato, alle volte fischiato da tifosi manchevoli di riconoscenza, ha risposto sempre con quella “mite”presunzione che lo contraddistingue da sempre. Se ne è andato “Professore” è tornato “Dottore” , dovrà trovare la cura per i molteplici mali di questo Milan: un calmante definitivo per Balotelli, una pillola per la concentrazione per i difensori, uno sprint per Montolivo e i compagni di reparto. La medicina giusta però l’aspetta dal Presidente Berlusconi, un regalino che rafforzi corpo (qualità del centrocampo) e mente ( convinzione e sicurezza dei propri mezzi). Dovrà essere anche un po’ muratore e ricostruire dalle ceneri di Nesta e Thiago Silva un muro difensivo che è stato troppe volte perforato questa stagione. Sara’ un po’ ingeniere e un po’ geometra: dovrà trovare gli schemi giusti per far rendere la squadra e dargli un gioco e delle geometrie che mancano ormai da troppo tempo. Dovrà far il cuoco: mettere insieme gli scarsi ingredienti a disposizione per far andare a letto sazi i tifosi, desiderosi di tornare a mangiare quell’ottimo caviale e champagne che hanno gustato per tanti anni, stanchi dell’acciughina dell’ultimo periodo. Sarà il facchino rossonero e dovrà caricarsi sulle spalle tutte le responsabilità di una stagione iniziata malissimo la scorsa estate e proseguita peggio dopo Natale. Potrà essere addirittura l’agente di viaggi di tanti giocatori nel giro delle nazionali e speranzosi di andare in Brasile, dovrà rimetterli in riga, farli rendere al meglio e fargli guadagnare la convocazione dai rispettivi Ct.
Clarence avrà però anche il compito più difficile: fare i miracoli. Perché Emanuelson non è Serginho e mai lo sarà. Balotelli, per ora, non è Ibra. Solo pensare che Zapata e Mexes possano essere Baresi, Maldini o Nesta è un insulto al Dio del Calcio. Montolivo (ahinoi) non è Pirlo e Poli non sarà mai chiamato “Professore” . L’augurio che si propone ogni tifoso all’interno del proprio io è però che Seedorf faccia soprattutto lo storico e racconti il prestigio della maglia, le gloriose vittorie, le difficoltà superate da chi l’ha indossata e una volta scesi in campo dimostrare di essere DA MILAN. Siamo sicuri che Clarence saprà fare il suo nel migliore dei modi perché era ed è “Professore”. E lo sarà per sempre.
Alex Baldarelli, milanlive.it