Una stagione fa eravamo qui a ragionare di un Milan fondato su un progetto serio basato sui giovani: quella tanto famigerata – e alla lunga produttiva- linea verde che oggi, giunti in autunno inoltrato, è diventata marrone e secca. I Top Player costano troppo? “Noi li creiamo, non li compriamo. I tempi sono quelli di affidarsi ai giovani. Stiamo setacciando tutto il mercato mondiale degli under 22 e 23” tuonò sicuro Adriano Galliani. In effetti l’anno scorso l’ossatura principale della squadra rossonera si poggiava su baldi ragazzi ansiosi di mostrare al grande pubblico tutte le loro potenzialità. Basti citare uno straripante El Shaarawy che, da settembre a gennaio, è stato capace di caricarsi sulle spalle il destino di un Milan troppo brutto per essere vero. Con il tempo e la fiducia le cose migliorarono, Allegri seppe dare una logica ad una rosa che all’apparenza era tutto tranne che essere competitiva per lo Scudetto, obbiettivo conclamato a fine mercato. Arrivò un terzo posto grazie anche al sorprendente De Sciglio, da molti paragonato a Maldini, all’imprevedibile Niang (quanti paragoni azzardati con SuperMario…) e, ciliegina sulla torta del mercato invernale, a Balotelli, trascinatore della seconda metà di campionato. Oggi le cose sono cambiate, la linea verde è andata a farsi benedire. Poco importa se la società in estate ha investito su Cristante, Golden Boy dell’ultimo Viareggio Cup, Saponara, rivelazione in positivo della scorsa Serie B nonché della nazionale Under 21, Petagna, altra nota lieta della Primavera rossonera, e Vergara, difensore a più riprese esaltato dagli addetti ai lavori, perché di giovani non se ne parla più.
Naing è un desaparecido, El Shaarawy è tormentato dagli infortuni, Petagna è stato girato alla Sampdoria, Cristante rimane a prender polvere in panchina assieme a Saponara e Vergara, Balotelli è sempre nell’occhio del ciclone e ultimamente viene accostato ad altri club. L’unico che ha resistito a questa pazza selezione è stato De Sciglio che, infortuni a parte, sarebbe titolare nell’undici di Allegri (fino l giorno in cui arriverà un’offerta irrinunciabile da qualche sceicco/magnate russo). Qual’è diventata la logica del Milan? Il calciomercato ha continuato, ovviamente, ad essere rigorosamente low cost e di conseguenza grandi colpi a Milanello non se ne sono visti. E’ arrivato Kakà ma il brasiliano, arrivato alla soglia dei 31 anni, non può fare la differenza da solo. E’ arrivato Matri ma l’ex Juventus è sembrato più un capriccio di Allegri che non un acquisto utile al Milan. La differenza è che il primo non è costato quanto il secondo…
Tutto avrebbe avuto un senso se il Club di via Turati avesse continuato a puntare sui giovani perché in questo modo i tifosi avrebbero perdonato il non investire sul mercato. Non facendo in questa maniera e alternando immobilità a colpi senza senso, il Milan si è scavato la fossa con le sue stesse mani. Adesso toccherà a Honda e Rami, a gennaio, risollevare le sorti di una squadra che pare senza presente e con un futuro molto cupo. Balotelli ed El Shaarawy, ne parlavamo prima, hanno perso l’alone di magico che li circondava. Entrambi, per più motivi, non riescono più ad essere determinanti per una squadra che non può permettersi di aspettare nessuno. Il Sassuolo e la zona retrocessione, perdonate il nostro realismo, sono lì a pochissimi punti e gli incubi più neri del cielo notturno anche.
Galliani, grandissimo dirigente che il Milan non può permettersi di perdere per nessuna ragione al mondo, si è imbattuto in una sessione di mercato “no” e la squadra ne ha risentito. Un errore in tantissimi anni può capitare ma di certo i rossoneri, pur senza rinforzi, potevano e dovevano fare meglio di quanto visto fino a questo momento. Allegri ha le sue colpe. La società anche. Adesso servirà rimboccarsi le maniche e fare meno danni possibili fino alla sosta invernale per poi iniziare a correre nella seconda metà di campionato con l’aiuto di alcuni innesti, importanti.
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