MARCO MARSULLO MILAN NAPOLI – Marco Marsullo, giovane autore del libro Atletico Minaccia, racconta a La Gazzetta dello Sport la sua “complicata” vita da tifoso del Milan ma di origini napoletane: “E come mai sei di Napoli e tifi per il Milan?”. Eccallà. Sì, sono nato a Napoli 28 anni fa e da 24 ne tifo per il Milan. Prima e unica fede. La mia risposta, ormai, la sparo fuori come un jingle radiofonico preregistrato: “Perché da bambino mio zio mi chiese quale fosse il mio calciatore preferito e il mio calciatore preferito era Van Basten e allora mio zio mi disse che dovevo tifare per il Milan e io cominciai a tifare per il Milan”. La dico così, senza pause, cantilenandola e sorridendo, provocando talvolta lo sdegno, altre volte l’ilarità, dell’interlocutore. Più spesso invece trovo la compassione. Già: perché chi sente questa storia, la prima cosa che pensa è quanto debba essere dura per me. E ci ha preso in pieno. Perché la mia è una vita in trasferta. Una vita fuori posto. Una vita a stringere i denti a vivere l’eterna dicotomia Nord-Sud. Verrò a Milano a vedere Milan-Napoli con i miei amici di fede partenopea. Rigorosamente in due settori diversi, ognuno a fare il suo tifo. Prima della partita, però, li scorterò nella metro di Milano e da piazzale Lotto fino allo stadio gli spiegherò cosa vuol dire sentirsi a casa dove la casa non c’è, lontana chilometri, quasi un altro fuso orario. Napoletano di nascita e fiero, sempre. Milanista e rossonero altrettanto. E poi, al fischio finale, sperando di non doverci scannare in autostrada per qualche rigore dubbio, parleremo per quasi 800 chilometri di cosa vuol dire amare la stessa palla, ma con occhi diversi. Ovviamente, anche in quella macchina, sarò in minoranza. In trasferta, come sempre. Da una vita”.
La redazione di Milanlive.it