Niang a 360°: la verità sulla patente, le 3 creste, i consigli di Galliani, il derby, la sfida col Barca, la nazionale francese e…

NIANG TUTTOSPORT – Poco più in basso potrete leggere l’interessante intervista rilasciate da Niang, attaccante del Milan, al quotidiano Tuttosport, in vista del derby di domani sera.

Niang, cos’è cambiato in questi quattro mesi e mezzo?
«Da un lato Galliani mi ha fatto capire che certe cose non dovevo più farle, dall’altra Allegri mi ha dato sempre più fiducia. Ho parlato anche con Ambrosini, il più vecchio, e ho capito che devo fare bene fuori dal campo per giocare meglio e di più».
Ma in Francia non glielo avevano spiegato?
«Ma no, in Francia è diverso. Lì conta solo quello che fai in campo. C’è meno professionalità, di quel che combini quando non giochi non interessa nulla».
Ma ha detto davvero che era Traorè, quando l’hanno fermato senza patente?
«Ma no, io non capivo una parola di italiano, ero arrivato da poco. Rispondevo sì a tutto quello che mi chiedevano. La macchina era di Traorè e io ho detto sì quando me l’hanno chiesto. Invece mi avevano chiesto un’altra cosa…».
E la fuga in Francia?
«Ho sbagliato. Me ne sono reso conto e infatti non ho fatto nemmeno appello contro la squalifica dell’Under 21. E’ giusto che paghi per il mio errore. Aspetto che finisca per tornare in nazionale».
Un suo vecchio allenatore, per farle mettere la testa a posto, un giorno fece venire la polizia a prenderla. Così, tanto per farle paura…
«Vero, ma io non ho paura della polizia. Sapevo che non avevo fatto nulla, sapevo che prima o poi sarebbe finito tutto, perché non avevano nessuna prova. E così è stato, dopo due ore».
C’è stato un momento in cui ha pensato di andarsene dal Milan? In fondo, fino al 2013 non aveva quasi mai giocato…
«No, mai. Quando ero in Francia, ero stato a fare un provino con l’Arsenal. Ma poi ho scelto il Milan e sapevo che sarebbe arrivato il mio momento. Ho capito come si gioca in Italia: anche tatticamente è tutto diverso, rispetto alla Francia».
C’è un attacco al mondo più forte delle tre creste, più forte di Niang-Balotelli-El Shaarawy?
«Ma sì, per adesso sì. Dobbiamo crescere, siamo tutti giovanissimi. Un gruppo affiatato, anche fuori dal campo. Ma non ancora i più bravi».
Notti magiche?
«Ma no. Con Stephan siamo diventati subito amici, era giovane come me e quando sono arrivato abbiamo subito familiarizzato. Balotelli l’avevo conosciuto a Parigi, anche con lui abbiamo interessi in comune, come la musica».
Quanto è bravo Balotelli?
«Tre partite e quattro gol, credo possa bastare».
Cosa può dare al Milan?
«Gol, intanto. E poi forza, velocità. quando la squadra va male, sappiamo che si può sempre pensare lui. Io lavoro per diventare il migliore. Benzema è il giocatore francese che più ammiro, Ronaldo il mio idolo da ragazzino. Questa stagione per me è importante, perché sto avendo diverse occasioni di giocare. Adesso dipende da me: non mi accontento mai, non ho paura di niente e di nessuno. Ripeto: lavoro per diventare il più forte. E per dimostrarlo quando giocherò contro Barcellona, Real, Manchester».
Si è arrabbiato per non aver giocato titolare in Champions?
«Ma no, è venuto fuori un casino per un tweet male interpretato. In Francia dicevano che ero infortunato, allora ho scritto che non giocavo per scelta tecnica. Era la verità, non una critica né altro».
Cosa pensa del derby?
«So che dopo averlo visto adesso dovrei poterlo giocare. E già questo mi stimola molto. Spero di dare il mio contributo per vincere la partita. Abbiamo battuto il Barça, dobbiamo battere l’Inter: e così avremo vissuto la settimana perfetta».

La redazione di Milanlive.it

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