Milan News Pato-Alberto FerrariniA è un noto motivatore al quale molti sportivi in difficoltà si rivolgono per ritrovare la retta via. Ecco la sua intervista alla Gazzetta.
Alberto Ferrarini, 41 anni di Treviso. Sempre più atleti per migliorarsi si rivolgono a lei. Sbaglio se la definisco «motivatore»?
«Non sono uno psicologo e neppure un psicoterapeuta. Il mio lavoro consiste nel risvegliare le qualità che ognuno ha dentro di sé. Attraverso delle competenze maturate in anni nei quali sono venuto a contatto con culture e discipline molto diverse tra loro. La mia sensibilità ha cercato di mettere assieme il meglio di ognuna di esse. Un esempio: ho trovato grande valore nella simbologia, numerologia, nel pensiero positivo e nella cura dell’istinto. Tutte culture che trasformate in “discipline” aiutano a far emergere la straordinaria potenzialità che è dentro ognuno di noi».
Si aspettava il successo di Leonardo Bonucci?
«Sì, ne ero certo… Ora per lui si è concluso un primo ciclo dove ha realizzato tutto ciò che voleva. Da questo momento ne ha iniziato un secondo con nuovi obiettivi e una nuova evoluzione. Ha due vantaggi: un ambiente stupendo e un leader nel tecnico Conte».
Perché un atleta dovrebbe rivolgersi a lei?
«Penso che la motivazione sia il presente e il futuro dello sport, ma anche nella vita di tutti. Oggi più che mai c’è bisogno come l’acqua di positività e valori nuovi. Di più: occorre risvegliare quelli sommersi dentro di noi».
C’è un calciatore con cui vorrebbe lavorare?
«Alexandre Pato: l’ho visto dal vivo ed è una Ferrari in mezzo al traffico… Serve creargli consapevolezza, usando gli strumenti giusti, aiutandolo a guidare ad alta velocità per trasformare il traffico in una pista. Così la Ferrari-Pato è al suo posto e vince il Pallone d’oro. E punterei un caffè su Cristian Pasquato: oggi non ha spazio, ma farà strada. Ne sono certo. La fortuna di un giocatore sta nel trovare l’allenatore che gli dia fiducia».
Che cosa farà da grande?
«Ancora il motivatore sportivo per altri 10 anni, voglio parlare attraverso i fatti. In questa società c’è bisogno di fatti. Solo così la mia credibilità aumenterà in modo da permettermi di aiutare nella vita quelle persone che hanno ancora voglia di realizzare i propri sogni. I bambini, ad esempio, devono dedicare meno ore a libri e computer dando più spazio alla fantasia, coltivando il talento. Diamo troppa importanza alla mente e poco alla fantasia che è un’espressione del cuore. Bisogna dedicare loro tempo e attenzioni di qualità, tempo nel quale possano esprimere le loro attitudini che vanno comprese e valorizzate. Che cosa significa per me fare tutto questo? Non c’è nulla di più gratificante nella vita di aiutare gli altri a esprimere il meglio di sé».