EDITORIALE MILAN FARAONE PARTNER – Non si ferma più. Stephan Kareem El Shaarawy è la più grande rivelazione di questo inizio di stagione a livello europeo, lo affermiamo senza timore alcuno di smentita. Un ragazzo classe ’92, che fino a pochi mesi fa aveva realizzato nella sua carriera soltanto nove reti in serie B, due in Serie A e due in Coppa Italia, è riuscito ad imporsi in una delle società più prestigiose del panorama internazionale a suon di gol e prestazioni di sostanza, rendendo meno pesante una crisi che ancora oggi non può essere considerata conclusa.
Dodici centri in diciotto gare ufficiali, ai quali si sommano le tre marcature con l’Under 21 e la prima con la maglia azzurra dei grandi. Numeri da fenomeno, che giustificano i toni trionfalistici con i quali si parla e si scrive di lui, anche se è oggettivamente presto per poter affermare con certezza che il campioncino sia già a tutti gli effetti un campione: gli indizi a riguardo ci sono tutti, attendiamo per cautela ancora qualche controprova.
Bene, benissimo, ma attenzione, non si può vivere di solo Faraone. Se il Milan festeggia il passaggio agli ottavi di Champions League e si trova in una posizione in campionato relativamente tranquilla la maggior parte dei meriti va al ragazzino. Può bastare? No di certo. Ben venga la politica dei giovani, ma non è possibile pensare che l’italo-egiziano regga a questi ritmi e con questa continuità fino a giugno, serve altro.
Nel 4-3-3 proposto da Allegri nelle ultime due uscite, che sembra poter diventare finalmente lo standard rossonero, serve sì un uomo che agisca sul lato opposto (quello di destra) e funga all’occorrenza da quarto di centrocampo, ma è anche indispensabile avere un vertice alto all’altezza. Bojan, Pato e Pazzini, in rigoroso ordine alfabetico, i pretendenti al posto. Se ci affidiamo anche qui alle statistiche i risultati sono impietosi: i tre hanno messo insieme trentasette presenze, praticamente un campionato intero, condite da soli otto gol. Lo spagnolo ex Barcellona gioca bene a sprazzi, salta con discreta facilità l’uomo ma è terribilmente stitico in fase realizzativa; il Pazzo è una buonissima alternativa quando si decide di giocare sulle fasce alla ricerca del cross in area, viene quasi totalmente disinnescato se, come succede in questo momento, si punta sue due ali che agiscono sull’out opposto rispetto al ‘piede forte’, puntando con costanza ad accentrarsi per cercare la conclusione o l’imbeccata.
Ecco che si torna sempre lì. Alexandre Pato croce (tanta) e delizia (ultimamente poca) per il popolo milanista. Il brasiliano, dopo la panchina di mercoledì sera in Olanda, ha fatto chiaramente capire che un suo addio o un arrivederci per un prestito a gennaio è più che probabile. Oggi il Milan ha bisogno di un centravanti di livello, l’unico disponibile in rosa ha l’occasione di sfruttare il momento, ma occorre capire se ha la voglia e la personalità per farlo. Il Faraone cerca partner, Pato risponderà picche?
Mirko Correggioli – @Kikko_Corre