Milan, la curiosa storia di Rui Montolivo…

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Cesare Prandelli, anni fa, ai tempi della Fiorentina, sosteneva con forza e convinzione che Montolivo, a differenza di quanto pensavamo dopo averlo visto giovanissimo nell’Atalanta, non era un trequartista. La definizione di Prandelli era stata: «E’ un centrocampista completo». Ora, pur partendo da una posizione teorica di trequartista, il centrocampista completo è finalmente sbocciato. Ma solo con Prandelli, solo con la Nazionale: non con il Milan. Attualmente giocano due Montolivo. Uno lo fa al livello di De Rossi, Pirlo e Marchisio, formando un quadrilatero di tecnica e pensiero fra i più forti d’Europa, e un altro che non riusciva ad alzarsi a quel livello nella Fiorentina e ora non ci riesce nel Milan. Va detto che negli ultimi 28 mesi di calcio, dal luglio 2010 ad oggi, sia i viola che i rossoneri hanno infilato stagioni pessime sul piano del gioco, mentre la Nazionale ha vissuto momenti esaltanti sotto lo stesso aspetto. Nella Fiorentina e nel Milan invece di trascinare è stato trascinato: giù nei club, su nell’Italia. Se lo guidano, va forte. Se guida, non va proprio. Gli manca la convinzione, anche se fra la prima e la seconda gara della Nazionale c’è stato un cambiamento che può far sperare i tifosi rossoneri. In Armenia, Riccardo ha fatto una bella partita, con ritmo, intensità e prontezza, ma due volte, con l’occasione sul piede, ha preso la mezza decisione, non ha tirato, non ha passato, mezzo tiro, mezzo assist, errore completo. A San Siro, alla prima occasione, ha scaricato il destro con una rabbia che non si era mai vista su quella faccia teutonicamente pallida e italianamente disincantata. Lo stesso giocatore ha ammesso che in passato avrebbe evitato di tirare, cercando il compagno meglio schierato. Montolivo sta ripercorrendo la strada percorsa da Manuel Rui Costa, uno dei più grandi numeri 10 puri dell’ultimo decennio, che col Milan inizialmente stentò non poco. «Io trequartista? Se mi viene chiesto di fare il centrocampista a tutti gli effetti lo posso fare, ma non sono un trequartista che sta spalle alla porta o che va via in velocità». Non lo fa nemmeno in Nazionale, però, di sicuro, non può stare (perché renda al meglio), dove lo ha messo finora Allegri: non è un regista, se ne convinca Max. Se sta più avanti, se gioca a tutto campo, se in pratica prende il posto di Boateng, può dare di più. Ma deve stare vicino alla porta per tirare e per servire ai compagni palloni impossibili da sbagliare.Il Milan ha bisogno che Montolivo lo trascini via dallo stato confusionale in cui versa. «Sul piano della personalità, è stato importante l’Europeo. Ho fatto quasi tutte le qualifcazioni da titolare. Poi ho iniziato l’Europeo da riserva e dopo qualche partite sono tornato titolare. Dal punto di vista caratteriale è stata una bella prova». Ora deve confermare di essere come Rui Costa, che con il Milan riuscì a riprendersi e a vincere vari trofei.

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