MILAN-SAMPDORIA 0-1 – Al via anche il campionato di serie A rossonero. San Siro si presenta praticamente vuoto, qualche striscione a colorare la Curva Sud e un centinaio di tifosi sampdoriani a sostegno della propria squadra. Un inizio di campionato al ribasso sulla sponda della tifoseria; d’altra parte, dopo le ultime vicissitudini che hanno coinvolto il popolo calciofilo italiano, sono da comprendere. Un inizio decisamente convincente, invece, da parte dei ragazzi, tranne i primi 50 secondi in cui la Sampdoria sembrava non voler lasciare spazi al Milan. Un avvio deciso da parte di tutti. Si vede che la squadra non ha ancora automatizzato alcuni movimenti ma c’è da dire che lo svecchiamento della rosa ha dato nuovo brio, più velocità e cattiveria. Hanno bisogno di tutte queste qualità per ridare entusiasmo ai tifosi e alla società. In campo, dal primo minuto, non si vede nessuna delle new entry, tranne Montolivo che ha già avuto modo e possibilità di integrarsi nel gruppo; sembra proprio che gli ultimi allenamenti siano serviti anche a lui per perfezionare alcuni movimenti, compreso il fatto di alzare il baricentro nei passaggi, il centrocampo, proprio per questo, sembra decisamente più consistente. Non troviamo nemmeno Pazzini che, nonostante quanto affermato dal Mister proprio in conferenza stampa, non scende in campo titolare per lasciare spazio a El Shaarawy, Robinho e Boateng. Non si può dire che non siano carichi di motivazioni ma non sempre riescono a capirsi nel momento del dunque: Robinho si perde nei suoi giochetti, Boeteng corre instancabilmente ma perde troppi palloni facili, El Shaarawy, invece, forse un po’ appesantito, ha perso qualche km/h di accelerazione palla al piede. Trovo siano tutti un po’ solisti, soprattutto nella parte alta del campo; in una squadra costruita prevalentemente sul niente dovrebbero creare gruppo senza disunirsi, per ben figurare bisogna fare in modo che tutti contribuiscano al bel gioco. La difesa con Yepes e Bonera centrali sembra più decisiva rispetto all’innesco prematuro di Zapata. Nel frattempo la Sampdoria ha ritrovato compattezza e determinazione costringendo il Milan nella propria metà campo risultando pericolosa con qualche bel tiro in porta bloccato da Abbiati senza grossi problemi. Ancora qualche bella occasione per il Milan. I ragazzi mantengono un pressing molto alto ma si perdono completamente una volta giunti nei pressi della porta di Romero, sono tornati i vecchi problemi nell’ultimo passaggio che sicuramente andranno eliminati, oltretutto non è possibile vedere El Shaarawy cadere da solo o Robinho farsi il sombrero senza ritrovare il pallone. Con lo scorrere dei minuti emergono tutte le difficoltà di un gruppo che non ha ancora trovato una sua identità il centrocampo è nuovamente molle, né Flamini né Nocerino riescono a imporsi, il n°8 non ha la stessa continuità e spirito combattivo della scorsa stagione, questo determina squilibrio sopperito, forse, dalla corsa degli attaccanti e da una difesa leggermente più unita rispetto a quanto visto nel corso del Trofeo Berlusconi. Montolivo, dopo un avvio abbastanza equilibrato, ha perso un numero illimitato di palloni, cose da non credere. Detto questo: non ci siamo. A far compagnia alle due formazioni, oltretutto, ci si è messo anche un piccolo stormo di piccioni a cui, evidentemente, piace il sintetico, quanto meno avrebbero potuto disturbare gli avversari! Nessuno dei rossoneri sembra ancora nelle condizioni di attaccare palla al piede e la Sampdoria, senza nulla togliere alla formazione di Ciro Ferrara, ha la possibilità di muoversi liberamente recuperando palloni importanti e costringendo il Milan a difendere e difendersi. Almeno corrono tutti, bastasse questo. Il secondo tempo parte con nuova spinta. Fin dall’inizio cercano di arrivare davanti alla porta avversaria con cognizione di causa e di location ma continuano a non trovarsi e i retropassaggi imperversano. Due buone iniziative arrivano da Boateng e Robinho ma la difesa doriana non demorde, si fanno sempre trovare al posto giusto nel momento giusto: un assunto non sempre realizzabile, per i rossoneri quasi mai. Gli agganci di Flamini lasciano molto a desiderare per non parlare dell’intesa El Shaarawy-Robinho che, infatti, al 10′ del secondo tempo, cambia con Pazzini al posto del Faraone e la Curva esplode: almeno hanno la speranza che faccia qualche magia da n°11. E invece della magia del Pazzo arriva il gol di Costa su calcio d’angolo battuto da Tissone, la paura di Allegri si percepisce all’istante con il cambio di Robinho sostituito con Emanuelson. Una sciagura. Sarà un eterno Campionato. Pazzini si era presentato molto bene in conferenza stampa. A parole aveva dimostrato una grinta e una fiducia in sé stesso senza limiti. Credo che dopo questa prestazione avrà motivo di ripensare alla sua “brillante carriera ricca di soddisfazioni”. I tifosi chiedono chi l’abbia preso. I rossoneri non riescono a costruire una azione che sia una, si vedono solo iniziative sporadiche e personali che oltre a non ferire non pungono. Sono dolori. Non riescono nemmeno ad avere la fortuna di un palo interno su colpo di testa di Yepes grazie al perfetto calcio d’angolo battuto da un ottimo De Sciglio (almeno lui): Romero, palo, riga, campo, una sequenza sicuramente da rivedere ma non per il dubbio, solo per la beffa. Nocerino viene abbandonato a sé stesso, dopo una prestazione assolutamente deludente, entra Constant. Mah. Solo una gran confusione.
A prescindere da tutto: ormai è un dato di fatto che la squadra sia smembrata e non ci sia nulla fare o da sperare per riuscire a risolvere radicalmente la questione quindi bisogna tergiversare, guardare oltre, tirare fuori l’orgoglio, l’amor proprio, la voglia di fare. Si percepisce solo abbandono, demotivazione, quasi stessero adagiandosi sul fatto di essere ritenuti da tutti una squadra da 5° posto (speriamo). I campioni si rialzano sempre. La testa di chi sa e vuole vincere non è quella che i rossoneri hanno portato in campo contro la Sampdoria. Bisogna ricominciare da capo.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it