MILAN INZAGHI / Intervistato di recente dall’autorevole Gazzetta dello Sport, il neo allenatore Filippo Inzaghi ha spiegato sensazioni ed emozioni del recente cambio di ruolo dopo l’addio al club rossonero.
Che effetto le fa essere chiamato mister? “Mi fa sentire vecchio… I ragazzi mi danno del lei, sono un po’ intimoriti, però mi hanno dimostrato grande disponibilità. Ho fatto una riunione tecnica di 20 minuti e quando ho finito nessuno si alzava. Sono stato subito chiaro: perdonerò sempre un gol o un passaggio sbagliato ma sarò intransigente con chi va male a scuola, chi non si comporta bene in collegio, chi non rispetta le regole e non s’allena alla morte“.
In quanti l’hanno chiamata per l’in bocca al lupo? “Ancelotti è stato il primo, stamattina alle 8.30. Galliani e Galli mi chiamano tutti i giorni, anche i miei compagni e Tassotti si sono fatti sentire. L’sms di Agnelli e la telefonata di Mourinho mi hanno fatto particolarmente piacere“.
Allegri non si è fatto sentire: come mai tra voi due non c’è mai stato feeling? “Non lo so, io non ho problemi con nessuno. Sono sereno, ho fatto tutto per il bene del Milan, tutti sanno com’è andata. Ognuno imposta i rapporti umani alla sua maniera“.
È contento di vedere la sua maglia sulle spalle di Pato? “Sì e spero che gli porti fortuna. La 9 è una grande responsabilità, prima di me l’hanno indossata Van Basten e Weah. Mai come quest’anno il Milan avrà bisogno di lui“.
Che cosa le mancherà di più da allenatore? “Lo spogliatoio e l’urlo dopo un gol. Però sono sicuro che conoscerò altre emozioni. Dopo la Champions da giocatore sogno di vincerla da allenatore. Come Ancelotti, che sarà sempre un esempio per me: ha saputo dosare bene bastone e carota. Ma anche Mutti e Cagni mi hanno insegnato tanto».