MILAN-ATALANTA 2-0- Maglia nuova grinta ritrovata per questo Milan che vuole ancora credere e lottare per lo scudetto. Non si può fiatare durante questa sfida contro un’Atalanta che prima faceva paura ma dopo l’ingresso in campo quasi diverte. Diverte perché il Milan attacca, pressa altissimo e finalmente si muove come non faceva più dal girone d’andata, come non lo vedevamo fare da molto tempo, forse troppo; troppo perché ormai manca davvero poco al 13 maggio e solo quel giorno si potranno tirare le somme, quelle vere e concrete ma questo Milan è da scudetto. De Sciglio in campo dal primo minuto, non è stato un azzardo, è un ragazzo dotato di molta tecnica, velocità e precisione nei passaggi e nelle chiusure, un altro ’92 che promette bene. Bene in zona d’attacco, sorprendentemente bene a centrocampo con un Nocerino esaltato e un Ambrosini abbastanza in partita. I tiri in porta non mancano e, come se il Cielo glielo dovesse, Muntari si prende la sua rivincita con il gol che sblocca la partita su cross di Boateng; per Consigli il tiro è imprendibile nonostante si sia messo in gioco con qualche parata spettacolare e inspiegabile su quelle granate piovute in continuazione fin dal primo minuto. Siamo solo al 9′ del primo tempo ma da questo Milan c’è da aspettarsi finalmente di tutto. Testa a testa, nel frattempo, tra San Siro e lo Juventus Stadium, i bianconeri non sembrano voler mollare la presa, non sembrano ma la mollano eccome pareggiando contro il Lecce di quell’Oddo che ha onorato la promessa. L’Atalanta prova ad attaccare, si spingono nella metà campo avversaria ma il Milan, con Nesta e Mexes centrali, difende alla perfezione. Mexes sembra aver ripescato tutta la sua grinta e quella capacità di leggere il gioco persa nelle ultime apparizioni, dovrebbe servirgli anche come sicurezza in vista del mercato. Il gol non dovrebbe farli addormentare invece, dopo la rete dell’1-0 sono sembrati più accorti, qualche riflessione di troppo e molto meno movimento; questa vittoria dovrebbe servire d’avvertimento: i rossoneri ci sono, con la maglia hanno cambiato la testa ma lo spirito non deve affievolirsi. Al 31′ una buona occasione per Denis lo mette in condizione di trovare il pareggio ma il piede lo tradisce, fortuna nostra che, ogni tanto, ci assiste. Un Milan buono in fase d’attacco e di costruzione del gioco anche grazie a quel raddoppio con gli inserimenti da dietro che non si vedeva da tempo: Nocerino sempre presente, buoni i movimenti di Ambrosini a seguire Cassano e Boateng che, in questa occasione, sta spremendo tutto quello che ha. Una formazione distesa, serena, rilassata e mai molle sulla gamba anche se qualche errorino sull’ultimo passaggio si sarebbe potuto evitare. Dopo un fine primo tempo un po’ al ralenty sono rientrati in campo con un nuovo brio e con molto desiderio di trovare il raddoppio ma troppa confusione in area e qualche disattenzione sembra non premiare la buona volontà e lo spirito ritrovato. Resta il fatto che abbiamo visto un Milan diverso, migliore rispetto alle pessime apparizioni contro Fiorentina e Bologna, considerando il livello delle due squadre. Continuano i bombardamenti su Consigli, meno precisi rispetto all’avvio di questo match ma promettono bene e soprattutto danno morale al gruppo e ai tifosi che, sebbene ridotti numericamente rispetto al solito, hanno sostenuto i ragazzi fino alla fine: l’apporto della tifoseria è indispensabile. Massimiliano Allegri, a discapito di quello che si sarebbe potuto pensare vista la condizione non brillante del giocatore, sostituisce Antonio Cassano con Robinho. Flamini sembrava ormai dimenticato, tumulato a Milanello anche dopo un pieno recupero dall’infortunio; l’intervista rilasciata al Corriere della Sera in cui ha espresso il suo disappunto per le mancate convocazioni e quindi l’insicurezza nei confronti del pensiero del Mister deve aver convinto Allegri che, al 28′ del secondo tempo, decide di inserirlo al posto di uno stanco Boateng. Bastasse piangere… Brivido in campo, poco dopo la sostituzione Peluso piomba rovinosamente sulla caviglia di Nocerino, l’urlo si sente fin sugli spalti, si ferma a bordo campo poi.. tutto passato e si ricomincia, l’insostituibile uomo da 500 mila € torna a correre con i compagni. Ultimo cambio per i rossoneri: esce Ambrosini per lasciare il posto a Gattuso, come entra in campo lui non lo fa nessuno: braccio alzato a salutare quel pubblico che lo acclama; per trovare gloria ci vuole davvero poco. Nel frattempo Ibrahimovic sbaglia un gol alla Robinho che proprio non ci voleva, proprio nel momento di massima esplosione di San Siro per il gol del pareggio tra Juventus e Lecce, un gol che sa tanto di riapertura definitiva del campionato. Questo è quello che ci vuole ma, ora più che mai, bisogna mantenere la calma e Allegri in questo non ha paragone. I ragazzi si sono esaltati e le granate ricominciano a piovere sulla testa di un’Atalanta che non ha più ne capo ne coda, sempre ammesso che abbiano visto il bandolo della matassa per qualche minuto nel corso del primo tempo. Un gol in fuorigioco di Ibrahimovic al 43′ carica ulteriormente la squadra che vuole stupire fino alla fine ma un errore di Muntari riapre alla possibilità di un pareggio ma non c’è storia, il Milan sa difendersi. Nonostante tutto, Robinho riesce a far esplodere lo stadio: punizione centrale di Ibrahimovic, parata ma non trattenuta da Consigli, gli permette di tornare al gol: ancora una volta il Mister ha avuto ragione. Vogliamo premiarlo? Magari l’esonero non è proprio la cosa migliore, non se lo meriterebbe.
Il campionato sembrava chiuso, c’era chi già festeggiava, sogghignando e vivendo un sogno ancora fatuo mentre il Milan ha saputo rialzarsi dagli eventi funesti, ha saputo ritrovare sé stesso e, in questo, anche Massimiliano Allegri ha il suo merito, un merito che va premiato perché se il campionato è ancora vivo, a 2 giornate dalla fine, quel merito è anche suo.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it