MILAN, L’ABBANDONO – E’ triste quando lo stadio, in occasione di qualsiasi match, appare vuoto e scarno, è triste quando i tifosi non fanno sentire la loro voce per sostenere la propria squadra ma è ancora più triste quando quella stessa squadra viene abbandonata a sé stessa, derisa, schernita, beffeggiata, lasciata sola di fronte alla sconfitta. In occasione del raddoppio della Fiorentina, sugli spalti di San Siro, si è sentito quel rumore del vociare sommesso delle persone, il rumore pesante dei passi sugli scalini, il rumore dell’addio e quelle sedie, poco prima gremite di persone cariche emotivamente per dare forza ai ragazzi, sono apparse vuote. Un impatto visivo che ha rispecchiato perfettamente lo stato d’animo generale e i rossoneri l’hanno percepito fino in fondo. Non più urla, non più fischi, nessun coro, nessuna parola, solo silenzio impalpabile ma denso come la coltre di nebbia più fitta. Un Milan abbandonato a sé stesso, una squadra che ha deluso tutti lasciando amaro in bocca e non solo, lasciando una sola certezza: stanno regredendo anziché progredire. Non troviamo scuse, non serve, non parliamo di stanchezza o di un campo impraticabile perché anche la squadra avversaria ha giocato sullo stesso terreno e l’erba non può influire sulla testa, sulle gambe e sulle motivazioni dei calciatori e dell’allenatore. Sconforto. Delusione. Tristezza. Paura. Una paura reale, concreta, forse l’unica cosa vera di tutto questo campionato fatto di infortuni e di parole, di dossier e di polemiche: tutti discorsi inutili perché il campo fa da padrone e l’unico verdetto ufficiale e determinante si legge al fischio finale, né prima né dopo. Bisognerebbe parlare meno, e su questo il Milan non ha mai esagerato (mentre “altri” si) ma l’esperienza insegna che se a parlare è chi vince e non sbaglia gli vengono concessi e perdonati anche i peccati di superbia o di falsa modestia perché, come abbiamo già detto, la realtà si legge su una classifica fatta di numeri e il Milan, con la sua pacatezza, tipica anche di Mister Allegri, è dietro, è seconda a un punto, fino a prova contraria è la prima delle perdenti.
Bisogna cambiare qualcosa immediatamente perché a Verona ci si gioca definitivamente lo scudetto. Pareggiare o perdere contro il Chievo significherebbe regalare a una Juventus imbattuta il tricolore e questo, certamente e giustamente, la società di Via Turati 3 non potrebbe perdonarlo a nessuno.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it