MILAN, IL DELIRIO DEGLI INFORTUNI – “Squadra che vince non si cambia”: questo è il motto ma, ahimè, non è una realtà o, per lo meno, per il Milan non può esserlo. Allegri è costretto, nell’affrontare ogni partita, a schierare giocatori diversi, con caratteristiche fisiche e tecniche differenti e che, di conseguenza, non possono sopperire alle pesanti assenze incorse durante la settimana di preparazione. Cambi effettuati all’ultimo minuto, decisioni imprescindibili su cui diventa difficile fare considerazioni univoche e scientifiche perché sull’infermeria, nostro malgrado, non si comanda. Risulta estremamente impervio, per un allenatore, far giocare insieme calciatori che non sono abituati a un certo schema di gioco perché non hanno ancora nelle gambe minuti importanti e assuefazione alle responsabilità; ci vorrebbe continuità per trovare feeling, compattezza e precisione, sembra, per questo, incredibile il lavoro che il Mister ha fatto nelle ultime settimane dopo le 5 partite pessime dell’inizio di febbraio. Abbiamo criticato il rendimento dei ragazzi attribuendo il massimo della colpa a Massimiliano Allegri che, alla faccia di tutti noi, ha dimostrato di avere fegato e di capirne di calcio perché solo un grande Mister può far giocare qualcuno che ha visto il rossonero un giorno soltanto schierandolo titolare e vedendolo segnare; solo un grande Mister può trasformare un giocatore mediocre in un buon trequartista duttile e plasmabile su ogni ruolo; solo un grande Mister può mantenere la calma e farla mantenere all’ambiente quando la tensione inizia a dipingere una coltre di nebbia impenetrabile. Solo un grande Mister, e mi ripeterò, può aver insegnato al suo Milan cosa si debba fare per mantenere alta la concentrazione e la cattiveria trasmettendo, prima di tutto, la capacità di adattamento. Allegri ha commesso degli errori, come tutti, d’altra parte errare è umano ma non credo che per questo debba essere crocefisso e ritengo, inoltre, che tutti gli sbagli, tutte le scelte quanto meno discutibili, tutte le sue parole e la sua parvente sicurezza quasi presuntuosa dipendano solo ed esclusivamente dal desiderio di veder vincere la sua squadra e non è colpa di nessuno se, nel suo immaginario, possa farli vincere solo schierando certi giocatori e dimenticandone completamente altri (non c’è bisogno di riferimenti)
Con queste premesse, con il rientro di Pato, Nesta e Mexes (in coppia con Robinho qualora a Ibrahimovic non venisse revocata una giornata di squalifica), affrontare la Juventus dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it