MILAN, IL RISVEGLIO DOPO LA TEMPESTA – La sconfitta contro l’Inter arriva, forse, nel momento giusto, come campanello di allarme che possa velocizzare il progetto di incremento, modifica e crescita psicologica della squadra. Per vincere bisogna trovare compattezza. L’Inter non aveva nulla più di noi, si sono dimostrati tecnicamente meno preparati ma psicologicamente più forti, hanno saputo sfruttare gli errori rossoneri lavorando con compattezza e unità di intenti. Il Milan di Allegri, in questo momento, è ancora troppo diviso tra i reparti, faticano a comunicare e soprattutto, alcuni giocatori, Ibrahimovic per esempio, sono troppo superiori ai compagni a cui devono far riferimento e questo comporta rallentamento dell’azione e, stringendo, niente gol. Non voglio assolutamente rigirare il dito nella piaga e dire che siamo fuori dai giochi, anzi, un punto ci separa dalla testa della classifica e, come ha detto Allegri dopo la partita: “Girare a 40 punti sarebbe raggiungere il nostro obiettivo di questa prima parte di Campionato”. I punti contano matematicamente ma non contano se mentalmente la squadra dimostra di fare fatica e di avere qualche difficoltà ad amalgamarsi. Il rinnovo del contratto di Allegri e il fatto che Pato sia rimasto dovrebbe aver disteso gli animi ma, a quanto pare, non è proprio così. In ogni caso era ovvio che un ambiente destabilizzato dalle continue voci di mercato non potesse essere al 100% oltretutto contro una Inter che ha dimostrato di essere in netta crescita, 6 vittorie su 6 parlano chiaro: bisogna stare attenti, crederci e dimostrare di avere molto più cuore di tutte le altre squadre. Urgono rinforzi a centrocampo e urge un attaccante che sappia reggere il gioco di Ibrahimovic, Cassano in questo era magistrale ma, purtroppo, ora non è a disposizione, è inutile rimpiangerlo bisogna solo fare qualcosa per rimpiazzarlo e Tevez sarebbe andato benissimo se non fosse successo qualcosa a noi non del tutto chiaro. L’unica alternativa a Tevez pare essere Amauri ma non sono del tutto convinta che possa seguire perfettamente il gioco dello svedese. Serve qualcuno di importante, un altro campione che porti al Milan qualcosa in più e non rimanga schiacciato dall’imponenza del nome di questa grande società, deve arrivare qualcuno che sappia imporsi, ascoltare l’allenatore ma apportare al gioco novità indispensabili. Credere nello scudetto non significa vincerlo, per farlo bisogna affermare sul campo la propria grandezza.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it