CAGLIARI-MILAN 0-2 – Bastano tre minuti per passare in vantaggio, tre minuti perché il solito uomo da mezzo milione riesca a segnare, quasi, il settimo gol in rossonero. Quasi: perché Pisano lo anticipa e butta la palla alle spalle di Agazzi, una beffa più per sé stesso che per il centrocampista rossonero. Antonio Nocerino ha, comunque, dimostrato di poter diventare un grande campione, chiudendo la bocca a tutti quelli che, al suo arrivo, erano perplessi e sconcertati. Il numero 22 è, a questo punto, una pedina fondamentale in campo, per sé stesso e per i compagni che, nonostante questo, hanno fatto davvero molta fatica. Come sempre il possesso palla del Milan è stato nettamente superiore ma di tiri in porta se ne sono visti ancora troppo pochi. Il Cagliari, in questo senso, nonostante il gioco non sia apparso particolarmente brillante, ce la mette tutta e ci prova, tentativi che al Milan mancano. Qualche bel tiro da fuori area da parte di Neingollan e di Cossu hanno messo in difficoltà sia Abbiati che la difesa, la stessa schierata contro il Siena, la stessa che, però, contro la squadra sarda, è stata tirata in ballo con più frequenza portando a galla le carenze tecniche di un Mexés che proprio non può dirsi essere un valido sostituto né di Yepes né, tanto meno, di Nesta. Anche l’attacco rossonero ha, attualmente, qualche piccolo deficit, più fisico che tecnico. Dipenderà, forse, dalla stanchezza accumulata in questa rincorsa alla testa della classifica, alla scalata verso la Champions League e agli inaspettati infortuni in cui sono incorsi giocatori per il Milan davvero indispensabili, fatto sta che anche Ibrahimovic e Boateng non paiono essere in grande forma; lo svedese riscatta la parvente svogliatezza dimostrata con il gol dello 0-2 al 16′ del secondo tempo, l’undicesimo gol in campionato, sette dei quali su rigore. Robinho, dal canto suo, al 13′ del secondo tempo, è riuscito a commettere un altro grave errore, sarebbe stato molto più facile crossare per Boateng piuttosto che cercare un improbabile tiro in porta, dopo tutto dovrebbe sapere quanta difficoltà ha nel trovare la rete. Ambrosini a centrocampo al posto di Van Bommel ha fatto atto di presenza più che cercare di essere utile ai compagni, solo sul finire del secondo tempo (al 40′) il Mister li inverte in panchina, tanto per perdere tempo probabilmente. Il gioco è troppo lento per poter paragonare il Milan al Barcellona di Guardiola, non basta avere un’alta percentuale di possesso palla per potersi sfidare sullo stesso piano con il gioco da Playstation degli spagnoli. Al 29′ del secondo tempo Allegri decide di sostituire Robinho con Pato, il numero 7 ha bisogno di giocare per ritrovare il ritmo e i gol dai quali è stato lontano troppo tempo a causa dell’infortunio, due mesi di assenza dai campi di gioco si sentono, avrà modo di ritrovare sé stesso, sperando che si alleni anche durante le vacanze!
Tre punti decisamente sudati ma conquistati con margine, bisognerebbe saper lottare, faticare e “vivere l’istante nell’essere dell’attimo in cui” per dimostrare durante ogni singolo minuto di gioco il proprio valore, per vincere convincendo proprio come sarebbe nella filosofia di Silvio Berlusconi, l’Uomo che, certamente, va convinto con continuità per dimostrare, anche a Lui, che il denaro è speso bene e…rende.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it