MILAN, FILIPPO INZAGHI E LA PROSSIMA PARTENZA – Il 9 agosto 1973 nasceva un Campione del Mondo (2006) e uno degli emblemi della società di Via Turati. Pippo è parte della storia del club più titolato al mondo di cui ha scritto le pagine più significative e rilevanti (2003 e 2007 Campione d’Europa, 2007 Campione del Mondo per Club, è il miglior marcatore italiano in Champions League con 50 reti, è il primo calciatore ad aver segnato in tutte le competizioni internazionali di club ed è secondo alle spalle di Raùl per numero di gol segnati nelle competizioni UEFA per club – 70 gol). Pippo è leggenda, storia e mito, un mito concreto e reale, un uomo che al Milan ha dato tanto, ha ricevuto tanto ma meriterebbe ancora qualcosa. Trentotto anni per un giocatore non sono pochi, è un dato di fatto, ma non sono nemmeno troppi se mentalmente e fisicamente, a prescindere dagli infortuni ormai completamente recuperati, si è ancora competitivi. Abbiamo sentito più volte parlare di Inzaghi in conferenza stampa da parte di Allegri: “Pippo sta bene, si sta allenando bene ed è pronto” parole che lascerebbero aperta la porta almeno alla convocazione che, nostro malgrado, non arriva mai. Perplessi, sconcertati e dispiaciuti abbiamo (io e altri colleghi in conferenza stampa a Milanello proprio giovedì 1° dicembre) affrontato l’argomento cercando spiegazioni e chiarimenti da parte del Mister: “Non vorrei che se ne andasse dal Milan, non è detto che non possa tornarci utile nel corso del Campionato – frase che escluderebbe Pippo dalla lista di Champions League da stilare in gennaio – non do certezze a nessuno, sono sempre chiarissimo quando parlo, se non è contento qui è libero di andarsene ma non sto certo accompagnandolo alla porta. Pippo è la quinta punta del Milan e lo sapeva perfettamente già all’inizio della stagione”. Un colpo al cuore sentir parlare di Pippo Inzaghi come “quinta punta”, un colpo al cuore anche quando Allegri ha aggiunto: “Nemmeno Taiwo ha mai avuto la certezza di scendere in campo e infatti non gioca mai”, un paragone per lo meno paradossale.
Forse facendolo giocare più di 4 minuti avrebbe anche il tempo di dimostrare che i suoi 38 anni non sono un handicap ma una garanzia di esperienza, tenacia e passione che risiedono e risiederanno sempre nel calciatore che ha saputo farsi grande offrendo la sua grandezza al servizio di una squadra, la più titolata al mondo: il Milan.
Arianna Forni, Direttore – www.milanlive.it