Nel 2008 Thiago Silva era ancora un giocatore del Fluminense e quasi tutti i giornali sportivi e i siti internet italiani aprirono una sorta di derby tra Milan e Inter per acquistare il difensore. Thiago era sconosciuto ai più, anche se oltre alle due formazioni milanesi sulle sue tracce c’erano anche squadre del calibro di Real e Man Utd. Alla fine in sordina, come non sarebbe mai successo se l’oggetto della contesa fosse stato un grande campione, la spuntò Braida e Galliani che lo portarono a Milanello. All’epoca sedeva sulla panchina rossonera un certo Carletto Ancellotti che potè utilizzare Silva solo in allenamento, dato che il calciatore era extra-comunitario e il suo posto in squadra era già occupato. Ufficialmente in tv tutti lo vedemmo giocare in un torneo negli Emirati e da lì, in quei pochi minuti non dimostrò di essere eccezionale. Ma Ancellotti che lo seguiva giorno per giorno aveva più volte ribadito ai media che Thiago era un giocatore molto forte e aveva solo un difetto, e cioè che giocava con troppa sicurezza e questa sicurezza a volte lo portava a sbagliare. Ma sotto sotto “gatta ci covava” e gli addetti ai lavori sapevano benissimo che a Milanello c’era un giocatore che aveva le carte in regola per diventare un grande.
Andato via Ancellotti, arrivò il turno di Leonardo che da buon patriota lo lanciò subito, forte anche del fatto che Silva a quel punto poteva essere impiegato ufficialmente. Da lì in poi iniziò la sua scalata, facendo un campionato da 6,5 – 7 riuscendo a trovare molta continuità soprattutto quando veniva affiancato da Nesta. E proprio l’intramontabile Nesta è stato il suo mentore in quella difesa, tanto che oggi “Drago Silva” non ha più bisogno di presentazioni.
Conquista lo scudetto col Milan e in un campionato disputato alla perfezione viene additato da tutti i media del mondo, come il centrale più forte in circolazione. Dietro di lui gente del calibro di Piquè, Vidic, Rio Ferdinand, Terry.
Oggi il suo prolungamento del contratto è stato l’acquisto più bello, se si pensa che il suo valore attuale non esiste. Il Milan, piazzaforte dei più grandi centrali della storia, Maldini, Baresi, Galli e Costacurta, passando da Desailly e Nesta, si coccola il suo talento con la consapevolezza che al suo fianco non serve un campione ma un giocatore normale e bravo che insieme a lui può sfoderare prestazioni eccellenti, non ultimo il caso di Mario Yepes.
Gennaro Manolio